Giuseppe Misso, meglio conosciuto come ‘Peppe o’ chiatt’, si pente di essersi pentito. In un’intervista-video visibile in anteprima sul sito www.ansa.it, il nipote omonimo dell’ex boss del Rione Sanita’ si sfoga: “Io ho affidato la mia vita alla procura di Napoli purtroppo”, e “il mio caso è stato gestito da altri che mi hanno anche torturato psicologicamente, portandomi due volte a tentare il suicidio. Basti pensare – continua – che sono stato tre anni in albergo io, mia moglie e due bambini con le valigie a terra, dovevamo prendere gli indumenti da terra”. Insieme al fratello Emiliano Zapata, Misso è stato referente nella metà degli anni Novanta nel clan Misso alla Sanità. Arrestato per camorra la prima volta nel 1998, dopo alterne vicissitudini giudiziarie, si è pentito il 30 marzo 2007. “Non collaborerei più – continua nell’intervista Misso -, non perché mi penta di aver fatto arrestare, questa è una scelta che ho maturato, non parlo della pena, perché è giusto che la pago avendo fatto ammazzare tante persone, ed è giusto che pago fino all’ultimo giorno. Però la Legge prevede dei benefici che non mi sono mai stati attuati. Il contratto da collaboratore di giustizia – conclude – prevede una serie di cose, soprattutto la tutela, l’assistenza, cose che in sette anni non ho mai riscontrato”.

 

 

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