Dipendenti comunali assenteisti. Arrivano sette avvisi di garanzia. Sono coinvolti tre funzionari e quattro impiegati. Indagini chiuse. Tutti gli atti sono depositati. Le prove si basano su filmati, pedinamenti, documenti. La difesa ha venti giorni di tempo per ribaltare l’accusa di truffa aggravata e continuata ai danni della pubblica amministrazione. L’indagine è stata svolta dal nucleo di polizia giudiziaria dei vigili urbani su delega del magistrato, Ida Frongillo, del pool coordinato da Alfonso D’Avino. A ricevere l’avviso di conclusione di indagini ci sono anche i “controllori”, cioè coloro che avrebbero dovuto garantire il rispetto delle norme e degli orari di lavoro. E non parliamo di una sede periferica, di un ufficio minore, di un servizio collaterale della pubblica amministrazione. I sette dipendenti a cui è arrivato l’avviso di conclusione delle indagini lavorano tutti nella sede di via Verdi, cuore del consiglio comunale. I tre dirigenti fanno parte dello staff ristretto di Enrichetta Barbato, la dirigente che sovrintende il consiglio comunale. Una dipendente invece, durante il periodo delle indagini, lavorava nell’ufficio di Carmine Sgambati, consigliere delegato alla Polizia municipale. Da due mesi è stata trasferita alle Attività produttive. Tutto comica nel 2013, con un servizio di “Striscia la notizia”. Italia Uno manda in onda un video, con i volti dei dipendenti coperti, che passano il badge per i colleghi. Il sevizio fa scalpore, anche perché si vedono i dipendenti si Palazzo San Giacomo andare a passeggio in orario di lavoro. Tra i dipendenti filmati anche un rappresentante sindacale di base, rieletto nelle ultime elezioni. Ma dopo il servizio televisivo non succede niente. L’amministrazione non prende provvedimenti. Quando la procura della repubblica, a distanza di tempo, chiede le bobine con i volti scoperti alla trasmissione, Mediaset risponde che le bobine sono state riutilizzate e che i filmati non sono più disponibili. A questo punto entrano in campo gli uomini del comandante Ciro Esposito. La polizia municipale ha mandato dal pm di riprendere i dipendenti e di seguirli. Il servizio trasmesso per una sola sera in televisione è lo specchio di una realtà quotidiana. I dipendenti scoperti e impuniti infatti non si sentono in obbligo di tornare sulla retta via, ma continuano a passare il badge, per registrare la loro presenza in ufficio e subito dopo lasciano il posto di lavoro con grande scioltezza. I vigili filmano un funzionario: passa il suo cartellino sotto il contatore elettronico poi esce, sale sulla sua moto e corre verso Licola dove passa la giornata in un albergo in compagnia di un’amica. La stessa persona quando non va sul litorale flegreo accompagna la figlia in università fuori Comune. Sempre rigorosamente in orario di lavoro e risultando al suo posto in via Verdi. I funzionari coinvolti sono due di categoria D5 e uno di fascia D6. È un particolare, ma ogni mese in busta paga i funzionari percepiscono 83 euro in più per le loro maggiori responsabilità sul posto di lavoro. E sempre parlando i “costi”, un dirigente costa alle casse comunali circa 35 mila euro l’anno. Tra i sette dipendenti indagati anche marito e moglie. Nella maggioranza dei sopralluoghi effettuati dai vigili al lavoro andava solo il marito, che però nel taschino della camicia portava anche il tesserino della moglie, che risultava presente e invece non usciva di casa. Quando invece al lavoro andava la moglie, il marito rimaneva a casa, per sbrigare faccende familiari.

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