Navi battenti bandiere di Paesi extracomunitari cariche di gasolio e dirette al molo di Vigliena, nel porto di Napoli, ma solo sulla carta: come accertato dalle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata (Napoli), infatti, mai transitavano per lo scalo napoletano o addirittura mai erano presenti nella zona.
Almeno 400 i casi verificati nell’arco di due anni (2010-2011). Oggi la svolta nelle indagini con l’esecuzione da parte di funzionari dell’agenzia delle Dogane di Napoli e dei militari appartenenti al gruppo Guardia di Finanza di Torre Annunziata di tredici misure cautelari (sei in carcere e sette ai domiciliari) su specifica ordinanza emessa dal gip del tribunale oplontino. In carcere sono finiti anche Vittorio Campanella e Giacomo De Martino Miniero, all’epoca dei fatti funzionari doganali al molo di Vigliena del porto partenopeo. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, grazie alla complicità dei due pubblici ufficiali, gli amministratori di fatto della società “Gesa oil trading” hanno potuto dare luogo a centinaia di vendite del prodotto petrolifero senza il pagamento delle imposte dovute. L’evasione accertata ammonta a circa 10 milioni di euro. Coinvolti nell’indagine anche diversi trasportatori. Nell’occasione sono stati sottoposti a sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente disponibilità finanziarie, beni immobili, autovetture e autoarticolati per un valore di circa 4 milioni di euro. I sequestri sono stati effettuati a Napoli e provincia (Torre del Greco, Portici, Massa di Somma), Monteforte Irpino (Avellino) e Faenza (Ravenna). Le indagini, condotte con accertamenti documentali e in alcuni casi con appostamenti e pedinamenti, hanno permesso di accertare che per più di 400 volte gli indagati hanno finto di imbarcare il gasolio su navi battenti bandiera di Paesi extracomunitari, operazioni che se fossero realmente avvenute avrebbero consentito l’esenzione dal pagamento dell’Iva e delle accise. In realtà, le autobotti – uscite dal deposito fiscale di Torre Annunziata – non facevano mai accesso al molo Vigliena anche perché, nella maggior parte dei casi, le navi non erano affatto presenti nel porto di Napoli (motivo per cui l’indagine è stata chiamata “Nave fantasma”) o se presenti non avevano inoltrato alcuna richiesta di rifornimento. “L’operazione conferma – scrive in una nota il procuratore aggiunto a Torre Annunziata, Raffaele Marino – l’attenzione alla trattazione di indagini aventi ad oggetto rilevanti evasioni fiscali con particolare attenzione all’utilizzo del sequestro per equivalente. In questa materia appare prioritario che all’accertamento dei reati si accompagni l’attuazione di strumenti normativi che consentano un pieno e celere ristoro per i danni patiti dallo Stato”.