NAPOLI – La Corte d’assise d’appello di Napoli ha confermato la condanna rispettivamente a 18 e 21 anni di carcere nei confronti di Giuseppe Avolio e Alberto Amendola, ritenuti colpevoli di avere ucciso, nel settembre 2010, Teresa Buonocore; movente dell’omicidio, il fatto che la donna si fosse costituita parte civile nel processo per gli abusi sessuali subiti da una delle sue due figlie da parte di Enrico Perillo, a sua volta condannato in primo grado all’ergastolo come mandante.

I giudici hanno accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Francesco Iacone, secondo il quale la sentenza emessa dal gup al termine del processo con rito abbreviato era equa. Amarezza è stata espressa dalla sorella di Teresa Buonocore, Pina, secondo la quale le condanne sono troppo miti. I familiari della donna uccisa subiscono poi la beffa del mancato risarcimento: nonostante la conferma della condanna, le parti civili (figlie, madre e sorella della vittima) non hanno ottenuto alcun risarcimento: non era stato chiesto in primo grado dall’allora difensore e di conseguenza l’avvocato Francesco Cristiani, attuale avvocato di parte civile, non ha potuto chiederlo in appello.

*In merito al passaggio sul risarcimento abbiamo pubblicato una rettifica come richiesto dal legale Paola Odorino

http://www.campanianotizie.com/cronaca/napoli/62609-omicidio-buonocore-il-legale-precisa-il-risarcimento-e-stato-ottenuto.html

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