È stato fissato per i giorni 18 e 19 maggio al tribunale di Napoli Nord ad Aversa l’incidente probatorio durante il quale saranno ascoltate le tre figlie minori di 11, 6 e 4 anni di Marianna Fabozzi, compagna di Raimondo Caputo, il 44enne, attualmente detenuto, accusato di aver più volte violentato e poi ucciso gettandola dall’ottavo piano dello stabile di Parco Verde a Caivano la piccola Fortuna Loffredo. Anche la Fabozzi risponde di complicità negli abusi a carico di una delle tre figlie. L’incidente probatorio è stato disposto dal gip di Napoli nord Alessandro Buccino Grimaldi. Le tre bimbe figlie della Fabozzi, attualmente ospitate in una casa famiglia, verranno sentite in due giorni differenti, e saranno chiamate a confermare quanto già raccontato nel corso delle indagini preliminari sul conto del “patrigno” 44enne Raimondo Caputo. Tutte hanno parlato delle violenze subite dall’uomo davanti alla madre, e tra di loro c’è l’amica 11enne di Fortuna, che dovrà anche confermare la ricostruzione sull’omicidio del 24 giugno 2014. La piccola raccontò al pm Claudia Maone e alla psicologa che quel giorno Fortuna, residente con la madre al sesto piano dello “stabile dell’orrore” di Parco Verde, venne a casa sua per giocare, al settimo piano, ma poco dopo scese per cambiarsi le scarpe. Fu a quel punto che Caputo la seguì e la portò al piano superiore dove provò ad abusare di lei; il tentativo di stupro fu visto dalla stessa amichetta e dalla madre Marianna, che intanto erano salite al piano superiore. “Lui violentava, lei dava calci. Ho sentito il suo urlo”, raccontò l’amica di Chicca (così era chiamata Fortuna, ndr). Caputo, ha poi ricostruito la Procura di Napoli Nord, uscì sul terrazzo, il cui cancello era aperto, e gettò giù Chicca. Martedì 17 maggio si terrà invece a Napoli il Riesame sulla scarcerazione di Caputo. Intanto l’avvocato Angelo Pisani, legale del papà e dei nonni di Fortuna, ha spiegato che “Fortuna era seguita tre volte a settimana da un logopedista. Mi domando come mai nessuno, compresa l’insegnante di sostegno che seguiva Chicca a scuola e agli assistenti sociali, si sia mai accorto del suo malessere dovuto ai continui abusi subiti” conclude Pisani.