«Mi spiace ma non possiamo medicarle la ferita, non abbiamo le condizioni igieniche adatte». Capita di sentirsi dire anche questo al San Giovanni Bosco ed essere indirizzato ad un altro pronto soccorso cittadino. Lo si apprende da un articolo di Claudia Procentese de “Il Mattino”. il paziente, giunto in tutta fretta all’ospedale con una ferita da bruciatura viva e sanguinante, tra stupore ed ansia è costretto a correre altrove per farsela disinfettare e bendare. Perdendo tempo prezioso, rischiando. Due i medici di turno che con lucidità e prontezza accolgono gli ammalati provenienti da tutta la periferia nord di Napoli, compresa quella dei vicini Comuni della provincia. Mentre uno, in camice azzurro, è alla porta per regolare a fatica il caos degli accessi senza triage, cioè il sistema di smistamento per assegnare alle cure il grado di priorità, l’altro, in camice verde, aiutato da un infermiere, si adopera tra pinze, filo da sutura e aghi per cucire tagli e pulire lacerazioni. Ma sono finiti garze e disinfettante, si fa con ciò che si può, cercando di limitare il loro utilizzo solo al necessario. A mancare è anche l’antitetanica: chi ha ferite infette, come quella di una anziana donna caduta per strada, deve comprare la fiala in farmacia e ritornare in ospedale per fare la siringa. Una stanza ambulatoriale è oggi il pronto soccorso del San Giovanni Bosco, lo spazio destinato alle emergenze è infatti in ristrutturazione.

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