NAPOLI – Imponevano a prostitute e protettori un ‘pizzo’ da 500 euro al mese per avere diritto a un posto dove esercitare “la professione”, tra Napoli, Caserta e le rispettive province. La Squadra Mobile della Questura di Napoli ha eseguito oggi due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di una banda di estorsori composta da italiani, albanesi e romeni, emesse dall’gip del Tribunale di Napoli su richiesta dei pm della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea.

La prima ordinanza riguarda 22 persone, quasi tutti di nazionalità albanese, accusati di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento aggravato della prostituzione (con l’aggravante della transnazionalità). Il secondo provvedimento é stato emesso nei confronti di otto persone, prevalentemente romeni, per l’accusa di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento aggravato della prostituzione. Le indagini, che hanno portato alle operazioni “Daia 1” e “Daia 2”, sono scaturite dopo il fermo di un cittadino albanese, accusato di estorsione nei confronti di prostitute, che ha consentito di individuare una meretrice albanese che esercitava a Frattamaggiore (Napoli). Nella banda, che operava sia in Italia che all’estero, la posizione predominante era ricoperta dagli albanesi che imponevano un ‘pizzo’ da 500 euro al mese sia alle ‘lucciole’ che ai loro protettori. Estorsioni, talvolta ottenute anche con la violenza: numerosi sono gli episodi documentati nel corso delle indagini. L’operazione “Daia 2”, invece, ha consentito di individuare e bloccare altre otto persone – albanesi e romeni – che gestivano una folta schiera di prostitute e transessuali, quasi tutti provenienti dalla Romania, che esercitavano nella zona di Piazza Garibaldi, a Napoli, in un’area sotto il controllo di alcuni clan della camorra. L’organizzazione traeva profitto sfruttando le giovani prostitute che venivano reclutate e introdotte nel mercato del sesso spesso con metodi violenti. Poi imponevano loro anche il pizzo per avere diritto a un posto in strada. L’azione degli sfruttatori non riguardava solo le ‘lucciole’ facenti parte del giro di prostituzione messo in piedi dai malviventi ma anche quelle che esercitavano ‘autonomamente’ che comunque dovevano pagare il ‘pizzo’ per prostituirsi nelle zone sotto il loro controllo.

 

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