Da anni è al centro di una battaglia che, senza esclusione di colpi, va avanti nelle aule di giustizia fra la proprietaria del terreno e la Soprintendenza Speciale dei Beni archeologici di Napoli e Pompei. E ora l’antica necropoli potrebbe finire addirittura all’asta, con il rischio che ad aggiudicarsela sia uno straniero, pubblico o privato. Lo riporta un lungo reportage dell’agenzia Ansa. Antonietta Nunziata, 82 anni, proprietaria dell’area dove si trova la necropoli, con due enormi monumenti funerari, ha dato mandato al proprio avvocato, Livio Provitera, di organizzare, con una casa d’asta internazionale, la vendita con trattativa privata del terreno dove si trovano i reperti archeologici.

Privitera avrebbe già contattato Sotheby’s. La donna aveva subito alcuni fa l’esproprio del giardino della sua villa nobiliare, un agrumeto di 1.490 metri quadrati, e lo scorso 11 luglio, dopo una lunga battaglia legale, ne è tornata in possesso per effetto di una decisione del Tar della Campania. Quest’ultimo, infatti, ha ritenuto che la Soprintendenza non ha mai formalizzato in maniera compiuta il decreto di esproprio del terreno, sui quali, nel corso degli anni, sono stati effettuati numerosi lavori e scavi. Proprio durante questi scavi è venuta alla luce la necropoli con i due monumenti funerari. Mercoledì scorso la nuova puntata della tormentata vicenda: la Soprintendenza ha liquidato alla signora Nunziata 103 mila dei 151 mila euro che il Tar ha stabilito come risarcimento dei danni causati dai lavori di scavo nell’agrumeto e in seguito alla mancata liquidazione dell’intera somma l’avvocato Provitera ha deciso di avviare una nuova azione legale.

Inoltre, a fronte della richiesta della Soprintendenza di attribuire alla proprietaria la responsabilità di salvaguardare, vigilare e provvedere al restauro dei beni archeologici presenti nel terreno, ha deciso di avviare la procedura per la vendita all’asta del terreno e, quindi, della necropoli che vi si trova. Completamente opposta è, ovviamente, la posizione della Soprintendenza che ha sempre sostenuto che la procedura di esproprio dei terreni, avviata fin dal 2008, ha subito ritardi a causa e in conseguenza dei continui ricorsi di Nunziata e delle mancate accettazioni dell’indennità di esproprio e di occupazione offerte alla donna. La stessa Sovrintendenza ha sempre sottolineato che, in ogni caso, il controllo e la tutela dell’area sono, comunque, pienamente garantiti dai provvedimenti di vincolo diretto e indiretto delle strutture archeologiche.

 

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