ERCOLANO – Ha preso il via presso la terza sezione penale del Tribunale di Napoli la requisitoria del processo, con rito ordinario, al racket di Ercolano (Napoli). In tutto sono quarantuno gli imputati accusati di avere vessato negli anni 2003 – 2011, con insistenti richieste di denaro, commercianti ed imprenditori della città. A prendere la parola il procuratore aggiunto della Dda napoletana Rosario Cantelmo, responsabile delle indagini nell’area vesuviana che ha parlato di ‘una vittoria di sistema’ che ha visto insieme le istituzioni dello Stato, le forze dell’ordine e i commercianti riuniti nell’associazionismo antiracket.
Nella requisitoria, il magistrato ha ricordato la testimonianza (udienza 31 ottobre 2011) di un gestore di una pompa di benzina che per pagare la tangente, dopo la tradizionale ‘convocazione’, fu costretto a rompere il salvadanaio dove era custodita la somma di 500 euro che sarebbe dovuta servire a comprare il regalo di Natale alla figlia. Più volte nei dibattiti sulla legalità, il procuratore aggiunto si é soffermato sul ‘modello Ercolano’ che fa scuola e che ha contribuito a cambiare il modo di leggere la camorra. “Fino a pochi anni fa – ha detto in uno dei suoi recenti interventi – la si leggeva sempre dalla parte dei vincitori con i nomi delle cosche malavitose. Adesso la leggiamo dalla parte delle persone offese che stanno diventando i veri vincitori di questa battaglia”. In udienza la parola è poi passata al pm Pier Paolo Filippelli. In aula erano presenti anche l’ex sindaco di Ercolano Nino Daniele, oggi responsabile dell’Osservatorio sulle illegalità e la camorra, il presidente onorario della Fai Tano Grasso, la presidente della associazione antiracket ‘Ercolano per la legalita” Raffaella Ottaviano, l’avvocato del Comune di Ercolano costituitosi parte civile a processo. Ad Ercolano la lotta ai due clan contrapposti ha dato importanti risultati: i commercianti hanno preso coscienza denunciando estorsioni tentate o consumate in danno delle loro attività. Risultati resi possibili anche grazie al contributo dei collaboratori di giustizia come avvenuto nell’operazione ‘Albatros’, condotta in nottata, che ha fatto luce sui filoni estorsivi.