SANT’ANASTASIA – E’ stata abbattuta oggi a Sant’Anastasia, nel vesuviano, una palazzina di tre piani su ordine della Procura per una sentenza esecutiva. Un abbattimento, eseguito dal Comune, che ha suscitato le ire del sindaco, Carmine Esposito, da tempo impegnato a chiedere una rivisitazione della legge regionale 21 del 2003 sulla zona rossa ad alto rischio vulcanico, e lo sblocco dei condoni dell’85 e del ’94, nonche’ la riapertura dei termini del condono edilizio 2003, “che solo in Campania – ha ricordato – non è stato applicato”.

Ed ora il sindaco invita gli organi sovracomunali ad abbattere “gli ecomostri costruiti dalla camorra, anziché le case di gente modesta”. Secondo Esposito, infatti, tanti abusi edilizi presenti sul territorio, sono frutto di “necessita”: “La mia amministrazione – ha spiegato – ha portato avanti una battaglia e siamo stati additati come ‘cementificatori’, mentre invece chiedevamo solo lo sviluppo del paese bloccato da vincoli troppo stringenti, chiedevamo la moratoria per gli abbattimenti, di poter procedere con i condoni a norma di legge, ma non ho avuto la solidarietà e il sostegno degli organi sovra comunali né degli altri sindaci. E nemmeno degli avvocati, che prima fanno soldi sulla pelle delle famiglie in cause per scongiurare gli abbattimenti, e poi spesso si lasciano coinvolgere dalla politica che sostiene, in una ipocrisia ambientalista, il contrario”. Il sindaco si è detto “dolorosamente dispiaciuto per l’abbattimento di stamane”: “la casa ospitava modeste famiglie di lavoratori – ha concluso – che l’avevano realizzata con sacrifici, ed ora non ce l’hanno più. Pensassero piuttosto ad abbattere gli ecomostri costruiti dalla camorra”.

 

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