Dopo l’ennesimo incidente mortale sulla strada statale 268 del Vesuvio i sindacati hanno scritto al Prefetto per chiedere un intervento urgente.

Esimio Prefetto,

le Segreterie di CGIL – CISL – UIL di Napoli sono a richiederLe un urgente incontro teso ad adottare in tempi rapidi tutti i provvedimenti per la messa in sicurezza della Strada Statale 268.

I quotidiani incidenti, ma soprattutto i drammatici eventi di queste ultime settimane, ci impongono di intervenire presto e subito (ognuno per le proprie competenze e responsabilità) per evitare altre tragedie come quella ultima.

Come Sindacato unitario abbiamo messo in campo iniziative sul territorio per sensibilizzare tutti al rispetto delle norme e in particolare le istituzioni Regionali e Comunali, per la ripresa dei lavori.

Il progetto del completamento del tratto statale risultato più pericoloso (quello che va da Cercola a San Giuseppe Vesuviano) è stato già approvato e finanziato. Solo per questioni incomprensibili non si riesce a riaprire il cantiere.

Le chiediamo l’apertura di un tavolo, che oltre alla messa in sicurezza della Statale in questione, preveda anche la presenza dei livelli istituzionali competenti per comprendere, conoscere e capire quali sono gli elementi ostativi che non consentono la ripresa dei lavori.

Ovviamente la discussione non può riguardare solo la necessaria messa in sicurezza, ma anche il completamento di tale opera che significa sviluppo per i territori interessati, che significa via di fuga per il rischio Vesuvio, che significa tutela degli attuali livelli occupazionali, che significa una bretella di collegamento tra la zona costiera ed il vesuviano interno per ridurre il carico di traffico e per avere, soprattutto, un disegno di più ampio respiro.

 

Sicuri della Sua sensibilità, restiamo in attesa di tale incontro, e La salutiamo distintamente

 

Le Segreterie di NAPOLI di :

 

CGIL                                         CISL                                                          UIL

 

VELARDI                                  Di MATTEO                                                FERRARA

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