La sua morte fu decretata dal clan Gionta, operante a Torre Annunziata, perché aveva esploso alcuni colpi di arma da fuoco all’esterno dell’abitazione dei suoceri del reggente del sodalizio criminale, Pasquale Gionta, figlio del fondatore del clan, Valentino Gionta. Era il 2007 quando un affiliato, travestito da poliziotto, entrò in casa di Vincenzo Amoretti e lo uccise mentre ancora si trovava a letto. Dopo oltre otto anni e grazie alla collaborazione dell’esecutore materiale del delitto, Michele Palumbo, oggi collaboratore di giustizia, i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata sono arrivati a eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Pasquale Gionta. Secondo la ricostruzione effettuata dalla direzione distrettuale Antimafia della Procura di Napoli, Gionta avrebbe ordinato l’uccisione di Vincenzo Amoretti (conosciuto anche come ”Banana”) perché questi era ritenuto l’autore dell’esplosione di alcuni colpi di pistola all’indirizzo dell’abitazione dei suoceri. A causa di questo delitto, avvenuto il 20 aprile del 2007, a Torre Annunziata ”deflagrava – scrive il procuratore aggiunto Filippo Beatrice in una nota – la guerra fra i clan contrapposti Gionta-Gallo/Cavalieri, che avrebbe fatto registrare, nei giorni successivi, in un quadro di vendette e attacchi reciproci, l’eliminazione di altri tre soggetti organici all’uno o all’altro clan”.