Il gigante buono, simbolo della città di Napoli in tutto il mondo, è in difficoltà. Non è una difficoltà improvvisa, imprevista ed incontrollabile. È tutto scritto, da più di un mese e, a questo punto, sembra si aspetti solo la tragedia. A lanciare l’allarme sono stati i “Volontari per il Vesuvio” dalla propria pagina Facebook immediatamente dopo i forti rovesci della settimana scorsa. E lo hanno fatto pubblicando immagini scattate e girate proprio sul Vesuvio durante la pioggia. Quello che emerge dalle immagini è uno scenario apocalittico con strade inondate da fango ed acqua, alberi divelti, fiumi in piena fatti di acqua, fango e cenere. Il terreno – hanno denunciato i Volontari – durante la fase iniziale dell’evento , con pioggia lieve, ha tenuto, assorbendo in parte l’acqua e creando sul suolo un fango molto scivoloso dato dall’impasto di acqua, cenere e terra. Successivamente l’aumento dell’intensità della pioggia e quindi il minor assorbimento e il conseguente aumento del dilavamento hanno dato il via a piccole colate di fango e acqua che sono diventate veri e propri torrenti nella fase più intensa dell’evento. Queste colate, sia a causa della maggiore portata sia a causa della mancanza della vegetazione e del cambiamento delle condizioni del sito , oltre a seguire i percorsi soliti ne hanno aperti di nuovi, con un forte potere erosivo. La cosa positiva che ha evitato danni è stata la breve durata della pioggia e l’intermittenza dell’intensità che in alcuni momenti è risultata molto lieve, quasi nulla. Se avesse piovuto forte per almeno 5/6 ore probabilmente ci saremmo trovati in condizioni molto diverse e in alcune zone ciò che ho ripreso sarebbe arrivato direttamente in città. A denunciare forte preoccupazione per la tenuta idrogeologica del territorio, a fine luglio, era stato anche l’Ordine degli ingegneri della Campania che aveva addirittura parlato del “rischio di una nuova Sarno” L’assenza degli alberi – dichiararono dall’Ordine – che non garantisce la tenuta del suolo, e la presenza di cenere, che con l’arrivo delle prime piogge può scendere a valle, causati dagli incendi divampati nel mese di luglio, possono determinare un serio rischio di frane nel Parco del Vesuvio. Un altro pericolo arriva dagli alvei, i canali di scolo, ad oggi ancora più intasati dai resti degli incendi. Se mai dovesse avvenire, e ci si augura di no, a cadere a valle, travolgendo gli abitanti del parco del Vesuvio e dei paesi circostanti, tra l’altro, non sarebbero solo fango, cenere ed acqua. A preoccupare sono anche le numerose discarica abusive, emerse, ed in buona parte bruciate, anche a causa degli incendi. Discariche, ora, a cielo aperto. Nel piano regionale di bonifica, aggiornato al settembre 2010, sono indicati 106 siti potenzialmente contaminati nelle aree del litorale vesuviano tra Ercolano e Torre del Greco di cui solo per uno è prevista attività di bonifica. Senza contare le decine di discariche abusive, emerse solo con gli incendi, in pieno parco, per le quali nessun censimento è stato ancora fatto. Dopo i circa 2000 ettari di vegetazione andati in fumo le eventuali alluvioni cosa trasporteranno a valle oltre a fango, cenere, acqua e detriti?

Luca Leva

LE FOTO SCATTATE DAI VOLONTARI PER IL VESUVIO

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