Una ragazzina contesa e l’onore offeso del figlio di un boss. Sono questi gli elementi dell’ennesima, brutta storia avvenuta nella periferia nord di Napoli e che, ieri mattina, ha portato all’arresto di Salvatore Petriccione junior, 20 anni ma già, come scrivono gli investigatori, con una brutta nomea. Pesanti le accuse mosse nei suoi confronti. Il ragazzo, infatti, è indicato come il responsabile di un violento pestaggio avvenuto ai danni di un coetaneo la notte del 7 gennaio scorso. Ed è proprio da quanto accaduto quella notte che bisogna partire per comprendere la gravità dell’episodio. Sono da poco passate le due quando i carabinieri della compagnia Vomero-Arenella sono allertati dal personale medico dell’ospedale Cardarelli che segnala la presenza di un giovane ferito a seguito di un tentativo di rapina. I militari, presi contatti con il padre del ragazzo, venivano informati che lo stesso, alcuni minuti prima, mentre si trovava in macchina era stato accerchiato da alcuni malviventi che, dopo aver rotto il finestrino del veicolo, lo aggredivano violentemente per impossessarsi del suo cellulare di ultima generazione. Un episodio che, per quanto violento, sembra, dunque, essere riconducibile alla microcriminalità. Invece no, perché qualche ora più tardi, lo stesso genitore, si reca in caserma a Scampia e offre una nuova e più esaustiva versione dell’accaduto. Racconta che il figlio era stato contattato, tramite il suo profilo social da una ragazza che, dopo avergli mostrato un certo interesse, lo invitava a un appuntamento notturno nel piazzale antistante lo stadio Landieri di Scampia. All’incontro, però, non si ere presentata la corteggiatrice ma cinque o sei ragazzi con il volto travisato che, dopo aver selvaggiamente picchiato il ragazzo, si allontanavano con il suo smartphone. Un racconto sostanzialmente confermato anche dalla giovane vittima tranne per una discrepanza.
Ai carabinieri, infatti, riferisce che i suoi assalitori hanno agito a volto scoperto, sebbene non ne avesse riconosciuto nessuno. Un dettaglio che non sfugge ai militari che iniziano a sospettare che non si sia trattato di una semplice rapina. La conferma arriva qualche giorno più tardi quando il padre della vittima, in via confidenziale, riferisce che il figlio gli ha confidato che tra chi lo ha picchiato c’era anche il giovane Petriccione, figlio di Salvatore ‘o marenar, attualmente detenuto con l’accusa di essere uno dei capi della Nuova Vanella Grassi. Non solo. Riferiva anche che, a suo parere, l’aggressione sarebbe nata a causa di un diverbio che il figlio aveva avuto con la sua fidanzatina storica, a sua volta figlia di un pregiudicato del Lotto G. Informazioni che venivano messe subito in relazione con quanto già emerso nel corso delle indagini. I carabinieri, infatti, visionando i filmati delle telecamere di sicurezza erano riusciti a identificare uno dei veicoli utilizzati dal commando, una Panda di colore nero intestata a una società di autonoleggio di corso Amedeo di Savoia. Il titolare, interrogato, riferiva che il veicolo era in sosta presso la sua officina perché sprovvisto di assicurazione ma che, saltuariamente, era utilizzato dai suoi due figli. Uno di questi, il più giovane, come accertato dai militari, era stato spesso controllato in compagnia di Petriccione e di altri rampolli della cosca vanelliana. La svolta arriva qualche tempo dopo quando il figlio dell’autonoleggiatore, a sua volta interrogato, riferiva di essere stato presente al pestaggio anche se non vi aveva preso parte attivamente. Inoltre, indicava un motivo differente ossia l’antipatia che la vittima nutriva nei confronti di Petriccione. Da qui la decisione del giovane ras di dargli una lezione. Non è tutto perché ai due moventi iniziali, nei giorni successivi, se ne aggiungono altrettanti. Il primo è fornito dalla ex fidanzatina della vittima che riferisce ai carabinieri di una precedente lite avvenuta tra quello che era il suo ragazzo e Petriccione alcuni mesi prima del pestaggio. La seconda, invece, è stata svelata dalla stessa vittima che, invece, ha raccontato che dietro l’aggressione ai suoi danni sospettava ci fosse il padre della sua ex ragazza. Il motivo era una lite avvenuta qualche tempo prima durante la quale la ragazza era stata colpita con uno schiaffo, motivo per cui aveva deciso di interrompere la relazione. Questo, però, non era bastato al genitore che aveva chiesto ai guaglioni della cosca di avere soddisfazione. Quale sia il reale movente è ancora oggetto di indagine così come lo sono le identità degli altri partecipanti all’aggressione. Quello, però, che è certo è che il giovane Petriccione c’era e, per questo motivo, è finito in manette.