Sono diversi i punti da chiarire nella vicenda che ha portato all’arresto di Ciro Granillo, il presunto affiliato alla cosca Grimaldi di Soccavo, trovato in possesso di una pistola dai carabinieri nel corso di un controllo in via Gabriele Jannelli, nella zona dell’Arenella. Una cattura che non frutto di un’attività investigativa ma semplice conseguenza dei servizi di controllo del territorio predisposti dai militari della compagnia Vomero. Bisogna partire da questo particolare per descrivere un accaduto che, in alcuni punti, assume contorni quasi surreali. Il tutto comincia quando una pattuglia del nucleo operativo della compagnia, mentre si trova nei pressi dello svincolo della tangenziale, nota una vettura con sei persone a bordo in aperta violazione al codice della strada. Non solo. I sei viaggiano non a bordo di un Suv bensì su una Smart, l’utilitaria diventata famosa per le sue ridottissime dimensioni. Tre sono seduti nell’abitacolo mentre gli altri, verosimilmente, si sono stretti nel portabagagli. Basta questo per spingere i carabinieri a decidere di fermare il veicolo e a procedere con i controlli e le eventuali contestazioni del caso. Quello che, però, i militari non immaginano è che gli occupanti non sono semplici i semplici autori di una bravata ma presunti esponenti della criminalità organizzata. Cinque di loro, compreso Granillo, sono pregiudicati mentre solo uno non compare negli schedari delle forze dell’ordine. La sorpresa più grande, però, arriva nel corso delle perquisizioni personali. A finire nei guai è Granillo, trovato in possesso di una semiautomatica 9×21 marca Beretta, con la matricola abrasa e dieci proiettili nel caricatore. L’uomo è immediatamente bloccato e ammanettato con l’accusa di porto abusivo di arma clandestina aggravato dalle finalità mafiose. La pistola, sulla quale nei prossimi giorni saranno eseguiti esami di laboratorio per accertare un suo eventuale utilizzo in fatti di sangue o episodi intimidatori, non è l’unico rinvenimento dei militari dell’Arma, nel frattempo raggiunti dai rinforzi. Uno dei passeggeri, P.G., 44enne di Soccavo e, soprattutto, ritenuto esponente di vertice del clan Grimaldi, sotto i vestiti indossa un giubbotto antiproiettile in grado di fermare un colpo di pistola esploso a bruciapelo. Un indumento insolito che viene subito sequestrato dai militari anche se per l’uomo non scatta nessun provvedimento. Diverso, invece, il destino di Granillo che, dopo le formalità di rito, è stato associato al penitenziario di Secondigliano in attesa di giudizio. Tuttavia, l’episodio ha lasciato insoluti diversi interrogativi. Innanzitutto, la presenza dei sei nella zona dell’Arenella. Su questo punto gli investigatori dell’Arma hanno azzardato l’ipotesi che potrebbero essere reduci da un summit di camorra con esponenti di altre organizzazioni. Un incontro, forse, deciso per mettere fine allo scontro che da qualche tempo è esploso tra gli stessi Grimaldi e la cosca dei Vigilia per il controllo di Soccavo. Questo spiegherebbe perché P.G. si fosse cautelato con un giubbotto antiproiettile nel caso il summit si fosse rivelato una trappola. Precauzione che avrebbe preso anche Granillo, forse guardaspalle del 44enne, quando ha deciso di presenziare armato. Una missione delicata quindi. Perché, allora, viaggiare in sei su una Smart con il rischio più che concreto di essere fermati dalle forze dell’ordine? Anche su questo punto gli investigatori possono limitarsi a ipotesi. La più accreditata è quella che, in realtà, il gruppo viaggiasse su due veicoli ma che uno di questi, per motivi sconosciuti, li avrebbe lasciati a piedi. Piuttosto che affrontare, quindi, un difficoltoso viaggio di ritorno con i mezzi pubblici o, peggio ancora, attendere in strada un eventuale recupero, avrebbero deciso di salire tutti sulla piccola utilitaria e rischiare il ritorno a Soccavo. Un azzardo che, tuttavia, hanno pagato caro.