Era passato quasi sotto silenzio come un incidente stradale, uno dei tanti che mietono feriti e morti nella provincia di Napoli. Un impatto frontale nel cuore della notte tra una macchina che, dopo avere invaso la corsia opposta aveva centrato in pieno uno scooter sbalzando il centauro per metri e provocandogli lesioni, fratture e il ricovero in codice rosso in ospedale. Invece quello che accadde la notte dell’otto luglio in via Lepanto, a Fuorigrotta, fu un deliberato tentativo di uccidere quel centauro. La verità è venuta a galla grazie alle intercettazioni telefoniche e a un’indagine dei carabinieri: e a finire in manette è stato un 41enne legato per motivi familiari ad un gruppo criminale della zona. A scatenare la follia omicida dell’uomo sarebbe stata la gelosia: era convinto che la persona a bordo dello scooter intrattenesse una relazione con sua moglie. L’indagine dei militari del nucleo investigativo di Napoli scattarono per una fortuita casualità: le utenze telefoniche dell’investitore – Alvino Frizziero – e del fratello erano tenute sotto controllo dalla Direzione distrettuale antimafia ovviamente per altri motivi; e proprio facendo ascolto, gli investigatori iniziarono a nutrire il sospetto che quell’incidente stradale fosse in realtà un tentativo di uccidere il presunto rivale in amore. Ora Frizziero dovrà rispondere di tentato omicidio aggravato: l’indagine ha consentito di escludere la natura accidentale del sinistro, svelando la dolosità del gesto, oltre al presunto movente.

Il giorno successivo all’incidente gli investigatori intercettano una conversazione tra Alvino e suo fratello, dalla quale emerge la preoccupazione di quest’ultimo per quanto accaduto. Frasi che – sottolinea il gip Antonino Santoro – risulteranno determinanti ad evidenziare la matrice dolosa del fatto. A determinare i pubblici ministeri della Procura di Napoli nella convinzione di colpevolezza dell’uomo ci sono poi anche conversazioni tra la moglie dell’indagato e sua cognata: «Ma hai capito che stava per uccidere un ragazzo?», dice allarmata la donna, che si lamenterà anche per i sospetti non fondati della presunta relazione extraconiugale nutriti sa suo marito. Ma c’è dell’altro. I riscontri investigativi hanno dimostrato come la stessa vittima – che nell’incidente riportò la frattura scomposta dell’acetabolo “con lussazione della testa femorale sinistra e frattura del malleolo tibiale” – avrebbe omesso di riferire ai vigili dell’incidentistica stradale prima, e agli stessi carabinieri in seguito, particolari importanti che avrebbero inchiodato Frizziero. Ed è sempre il giudice a evidenziare come su tali atteggiamenti avrebbe influito il timore reverenziale imposto dal nome dei frizziero, che a Fuorigrotta secondo l’antimafia partenopea sarebbero legati al clan camorristico dei Troncone. Uno spaccato drammatico e degradante. E colpisce anche l’atteggiamento dei due fratelli Frizziero: subito dopo quella chiacchierata intercettata dai carabinieri nella quale Alvino veniva aspramente rimproverato, i due – come se nulla fosse accaduto – se ne andarono tranquillamente a pescare.

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