Il divieto di effettuare operazioni di polizia mortuaria al cimitero monumentale di Napoli scade stamattina, però di domenica quelle operazioni non vengono eseguite sicché ufficialmente le attività di inumazione ripartiranno solo domani. Il divieto è scattato mercoledì scorso, in seguito al crollo della palazzina di una congregazione: da quel giorno è stato impossibile seppellire i morti. Solo che, purtroppo, i decessi non si sono fermati, così le famiglie che hanno un loculo o una cappella all’interno del cimitero monumentale, sono state costrette a lasciare le bare con i propri cari all’interno del deposito del nuovissimo cimitero, e prolungare lo strazio del lutto in attesa di poter procedere al seppellimento. Sono già una ventina le bare in attesa che venga rimosso il divieto sulle operazioni di polizia mortuaria. A partire da domattina le inumazioni procederanno a ritmo serrato ma si tratterà solo di brevissimi momenti di attività, perché ufficialmente il cimitero riaprirà solo il 19 di dicembre, fra dieci giorni esatti. Durante le operazioni di sepoltura potrebbe essere ammesso al cimitero un ristretto numero di parenti dei defunti, ma ancora non esiste certezza sulla possibilità di ammettere persone esterne ai dipendenti cimiteriali all’interno dell’area che è formalmente vietata ai visitatori. Nella giornata di ieri (e probabilmente accadrà anche oggi) al cancello del cimitero monumentale si sono presentati in tanti che non sapevano della chiusura della struttura. Tutti, ovviamente, erano informati del crollo ma l’ordinanza di chiusura dell’intero cimitero era sfuggita alla maggior parte delle persone. Molti sono rimasti, comunque, a recitare una preghiera all’esterno del cimitero e hanno lasciato lì, legati al cancello chiuso, i fiori che avrebbero voluto deporre sulle tombe dei loro cari.

Mentre la Procura continua le indagini, si progetta un percorso di messa in sicurezza della palazzina della congregazione crollata. Bisogna iniziare a rimuovere finalmente le macerie e, soprattutto, è determinante recuperare le salme che sono precipitate dai loculi. Poi si tenterà di dare un nome a quei poveri morti che, attualmente, sono ancora avvolti dalle pietre del crollo di mercoledì scorso.La Procura cerca di comprendere i motivi del cedimento nella galleria della metropolitana che ha generato il collasso della struttura nel sovrastante cimitero. Si sarebbe verificata una poderosa infiltrazione d’acqua della falda all’interno della quale si sta costruendo la seconda “canna” della galleria che collegherà Poggioreale con l’aeroporto. Il lavoro in falda dovrebbe essere garantito da sistemi di palificazione in cemento armato che dovrebbe cancellare il problema delle infiltrazioni: l’allagamento del cantiere e il conseguente crollo, invece, testimoniano che qualcosa non è andato per il verso giusto. Ed è su questo che la procura dovrà fare luce. Solo dopo che il magistrato avrà consentito l’accesso agli esperti per la messa in sicurezza delle strutture pericolanti, entreranno in azione anche i carabinieri del Racis, il raggruppamento investigazioni scientifiche. All’interno del Racis esiste uno specifico “nucleo identificazione vittime dei disastri”: si tratta di esperti che abitualmente intervengono in caso di terremoti o catastrofi naturali per tentare di dare un nome alle vittime. I parenti dei morti travolti dal crollo sperano nell’aiuto dei carabinieri del Racis per riuscire a ritrovare i resti dei propri cari.

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