Un malore nel carcere di Lecce non appena apprende in tv la notizia della morte del figlio: Santo Romano, il portiere di calcio di 19 anni, ucciso con un colpo di pistola per un pestone su una scarpa, venerdì notte a San Sebastiano al Vesuvio, comune dell’area metropolitana di Napoli. Il padre del giovane è detenuto nel distretto di medio-alta sicurezza del penitenziario salentino; per motivi precauzionali è stato trasferito in Infermeria dove è stato subito sottoposto ad un’accurata visita. Nulla di grave, rassicurano fonti mediche tanto da non rendersi neppure necessario un trasferimento in qualche ospedale della zona. Tanto dolore, però, per la morte del figlio nonostante i rapporti con il giovane si fossero interrotti circa cinque anni fa, in concomitanza con il suo arresto. Per l’omicidio del giovane, è finito in manette un minorenne di 17 anni con le accuse di omicidio volontario e di tentato omicidio di un altro ragazzo. L’assassino ha confessato il delitto nel corso dell’udienza di convalida del fermo. Ha raccontato di aver pianto quando ha appreso la morte del portiere e di aver vomitato leggendo la notizia sui siti. Solo, a quel punto, ha compreso di aver ammazzato un giovane di due anni più grande con il quale aveva ingaggiato una baruffa dopo una discussione per aver subìto un pestone sul tallone. Ci sarebbe stato un chiarimento a cui ha poi fatto seguito un secondo momento in cui il 17enne è stato raggiunto da Santo: “In quei momenti – ha raccontato davanti al giudice – ho preso la pistola che avevo in auto e ho fatto fuoco”.

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