È il giorno dei funerali di Antonio Morione, il commerciante ittico ucciso, nel tentativo di difendere l’incasso, la sera dell’antivigilia di Natale, il 23 dicembre, fuori al suo negozio di via Della Rocca a Boscoreale, da alcuni rapinatori. La salma, prima di recarsi nella chiesa dello Spirito Santo di Torre Annunziata – il rito sarà celebrato dall’arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia alle 16,30 – si è fermata nei pressi della pescheria boschese dove è stata accolta, sulle note di «Sta passando novembre» di Eros Ramazzotti, da quasi un migliaio di persone che gli hanno tributato un lungo applauso, rotto solo da urla che chiedevano giustizia. Lo stendardo del comune di Boscoreale, che ha proclamato il lutto cittadino come l’Ente oplontino, ha atteso l’auto funebre nella centralissima strada cittadina. Una delegazione di Europa Verde composta dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli e del coportavoce regionale Fiorella Zabatta partecipa ai funerali. «Noi saremo sempre dalla parte delle vittime della criminalità, della violenza e della camorra. Siamo stanchi delle celebrazione per i delinquenti e del disinteresse verso le vittime. Serve giustizia e pene dure e certe e non di solidarietà per i delinquenti e gli assassini» hanno dichiarato i due esponenti del partito ambientalista.

Prima dell’inizio della celebrazione del rito funebre l’arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia ha pregato vicino la bara della vittima e poi ha salutato i familiari.Lunga omelia dell’arcivescovo che, più volte, ha ricordato di essere stato già un’altra volta nella chiesa dello Spirito Santo a Torre Annunziata per un episodio simile: l’uccisione lo scorso aprile di Maurizio Cerrato, colpito, con modi camorristici, da un commando di 4 persone per aver difeso la figlia che aveva parcheggiato su un posto auto “prenotato”. Quello di Antonio Morione «è stato un delitto atroce e assurdo». Ha detto il capo della Chiesa di Napoli. «Il pianto aiuti questa comunità a mettere da parte diffidenza e rassegnazione. È arrivato il momento che la parte buona si faccia sentire. Ancora troppi silenzi – ha continuato don Mimmo Battaglia – di fronte a questa morte, a mesi da quella di Maurizio (Cerrato, ndr.) è necessario che la città si svegli. A chi ha commesso questo dolore non possiamo offrire la nostra resa». Poi, l’arcivescovo metropolita partenopeo ai killer ha detto: «Il vero coraggio non è la fuga ma la consegna alla giustizia». Ed ha aggiunto: «Affinché la morte di Antonio non cada nell’oblio dobbiamo impegnarci tutti. Antonio, aiutaci a trovare coraggio affinché – ha concluso don Mimmo – possiamo stare sempre in piedi, in piedi». Dal pulpito sono stati letti due pensieri.

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