Le armi della faida erano già cariche e pronte all’uso. Due pistole sono state scovate dai carabinieri in un’area abbandonata nei pressi del rione Penniniello a Torre Annunziata, proprio nel giorno in cui la città ricordava i quarant’anni dall’uccisione del maresciallo Luigi D’Alessio e della studentessa 16enne Rosa Visone, ammazzati da alcuni camorristi in uno scontro a fuoco ad un posto di blocco l’8 gennaio 1982. A quarant’anni da uno degli episodi più efferati della faida tra cutoliani e nuova famiglia, Torre Annunziata resta sospesa tra la città che doveva essere e quella che è adesso, tra tentativi di rilancio e solite ombre della camorra anche sulla vita amministrativa e politica, tra l’industria che fu e il degrado che regna in alcuni quartieri. Proprio ieri, i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata, insieme ai militari del reggimento Campania e con l’ausilio del nucleo elicotteristi, hanno setacciato il Quadrilatero delle Carceri e la zona di Torre centrale, i due quartieri attualmente ritenuti più «caldi», nonostante gli ultimi arresti. A due passi dal rione Penniniello, in via Plinio, in un’area degradata e apparentemente abbandonata, i carabinieri hanno scovato uno dei nascondigli di armi e droga, sequestrando due pistole e una busta piena di marijuana. In una catasta di legname, sono state trovate una Beretta semiautomatica modello 34 calibro corto e una semiautomatica Crvena Zastav modello 99 compact calibro 9, classica arma da guerra utilizzata nel conflitto dell’ex Jugoslavia. Le due armi, con matricola abrasa, erano perfettamente funzionanti, cariche e pronte all’uso. Una volta sequestrate, le due pistole saranno sottoposte ad accertamenti tecnici e balistici per verificare il loro eventuale utilizzo in fatti di sangue o in altri delitti. Sotto sequestro anche nove munizioni calibro 9 e duecento grammi di marijuana. I controlli ad alto impatto hanno riguardato anche il rione Carceri: eseguite tre perquisizioni mirate, ispezionate altre aree abbandonate, dove spesso in passato sono stati nascosti ordigni, armi e stupefacenti.
Il tutto, appunto, in una giornata particolare per Torre Annunziata. La città ieri ha ricordato due vittime della camorra: un maresciallo dei carabinieri che perse la vita in servizio e una giovane innocente colpita da un proiettile vagante. L’impennata di contagi ha sconsigliato cerimonie ufficiali, nonostante il quarantesimo anniversario. Così, dal presidio di Libera è partita l’accensione del «cero della giustizia» per ricordare Luigi D’Alessio (a cui è intitolata la caserma dei carabinieri sede del Gruppo oplontino) e Rosa Visone. «Ricordare scrive don Ciro Cozzolino, referente di Libera significa impegnarsi. Ricordare significa riconoscere che lo Stato siamo noi quando usciamo dall’indifferenza, dall’omertà e collaboriamo con le istituzioni. Ricordare significa speranza che le cose che sono andate così possono cambiare. I nostri territori hanno sete di giustizia e noi possiamo fare qualcosa, possiamo sognare una città più bella». «Quarant’anni fa afferma il sindaco Vincenzo Ascione si consumava una delle pagine più buie e tristi della nostra città. Torre Annunziata vive anche oggi un momento complicato, ma lo Stato in questi anni ha saputo reagire con fermezza alla prepotenza del sistema camorra e al giogo che voleva imporre».