A meno due mesi dalla sparatoria in Pennsylvania, ieri pomeriggio Donald Trump è stato ancora una volta nel mirino di uno sparatore. L’Fbi ha aperto un’indagine in quello che ha definito «un possibile tentato omicidio»: secondo fonti anonime vicine alla polizia, il sospetto sarebbe Ryan Wesley Routh, 58enne di Greensboro, in North Carolina. Questa volta però il Secret Service non ha avuto le esitazioni che aveva avuto lo scorso 13 luglio, quando l’ex presidente venne ferito a un orecchio da un colpo che gli aveva sfiorato la testa: gli agenti hanno tirato fuori le armi e hanno fatto fuoco per primi. Gli spari sono avvenuti ai confini del Trump International Golf Course di West Palm Beach, dove l’ex presidente si stava muovendo tra la buca cinque e la buca sei insieme ad alcuni membri del suo staff e all’amico di lunga data Steve Witkoff. Il sospetto era al di là della rete che protegge il campo, ma gli agenti che andavano avanti per controllare il territorio lo hanno visto. Hanno notato che imbracciava un AK-47 e che «puntava verso il campo». Non è chiaro se l’uomo abbia «risposto agli spari degli agenti», ha detto Rafael Barros del Secret Service. Quando gli agenti hanno ispezionato l’area hanno trovato l’arma e una sacca nella quale era contenuta una GoPro. Secondo le fonti della Cnn Trump sarebbe stato il target dell’uomo. Versione poi confermata dall’Fbi. Le autorità non hanno ancora confermato se il sospettato in custodia abbia sparato.

L’attentatore – che da una prima analisi su un profilo social a lui riconducibile aveva sostenuto Trump ma nel 2020 si definiva deluso – prima di essere fermato è riuscito a scappare: è stato arrestato a 45 miglia di distanza, grazie al nuovo sistema integrato di sorveglianza della polizia, che permette di condividere dati tra i vari distretti. Ad aiutare gli agenti è stato anche un testimone che lo ha visto fuggire in mezzo ai cespugli e poi salire su un’auto, una Nissan nera: ha scattato una foto della targa e della macchina e l’ha consegnata alla polizia. Quando è stato fermato era disarmato, tranquillo, e non ha fatto domande, consegnandosi agli agenti. Nel frattempo il Secret service ha prelevato Trump quasi di peso e lo ha prima portato in una stanza sicura di un edificio vicino al campo da golf, per poi trasferirlo nella villa di Mar-a-Lago in un’auto con vetri antiproiettile: all’interno della residenza dell’ex presidente alcune stanze sono state trasformate in un bunker sicuro. Anche i parenti che vivono vicini sono stati spostati nell’area di sicurezza delle villa. Secondo il capo della polizia, con quel fucile poteva raggiungere Trump anche se si trovava a circa 400 metri di distanza. «Ci sono stati degli spari nelle mie vicinanze, ma prima che le voci inizino ad andare fuori controllo, volevo che sentiste questo: sono al sicuro e sto bene! Niente mi rallenterà. Non mi arrenderò mai! Vi amerò sempre per avermi sostenuto», ha scritto poco dopo Trump su sul suo social, Truth.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui