Sono stati riammessi in servizio i sei agenti della polizia penitenziaria coinvolti nel processo per le violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020. Samuele Ciambriello, Garante campano per i diritti delle persone private della libertà personale, ha annunciato la notizia. Fu proprio Ciambriello a presentare la denuncia iniziale alla Procura, riguardante le torture subite dai detenuti del reparto Nilo durante il lockdown per la pandemia di Covid-19. Il sindacato degli agenti penitenziari ha accolto positivamente il reintegro, sostenendo che la sospensione e la riduzione dello stipendio avevano penalizzato eccessivamente i lavoratori coinvolti. Tra i riammessi ci sono i dirigenti Gaetano Manganelli e Anna Rita Costanzo, rispettivamente capo e vice della Polizia Penitenziaria dell’istituto, oltre a due ispettori e due assistenti capo. Tuttavia, i rappresentanti dei lavoratori considerano questa soddisfazione parziale, poiché gli imputati nel processo sono in totale 105. Nell’ordinanza si legge che l’allora comandante fu l’”autore, determinatore, organizzatore e co-regista” del pestaggio, mentre la vice, responsabile del reparto Nilo, fu “co-organizzatrice ed esecutrice” di quelle azioni. Gli agenti colpivano i detenuti con calci, pugni, schiaffi e ginocchiate, atti definiti dai magistrati “degradanti e inumani, contrari alla dignità”. È un processo storico, perché ad alcuni degli imputati viene contestato, per la prima volta in Italia, il reato di tortura, introdotto nel nostro ordinamento nel 2017. Il processo è cominciato il 7 novembre del 2022 ed è ancora in corso.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui