CASERTA – Saranno il Sindaco della Città di Caserta, Pio Del Gaudio e l’Assessore alla Cultura Felicita De Negri ad inaugurare la mostra “A Whisper in The Sound of Silence”. Presentata a Venezia, nel prestigioso spazio di Palazzo Zenobio, farà tappa nel Museo di Arte Contemporanea di Caserta per essere successivamente spostata, all’inizio del 2013, a Buenos Aires, in Argentina. La mostra è la sintesi di un progetto che, al di là delle mode, sopravvive all’interno del processo di un sistema sempre più votato alla comunicazione ossessiva ed alla forma linguistica esasperata.
Questo evento vuole essere un momento di recupero della dimensione vera dell’arte, laddove essa sfugge al controllo delle leggi di mercato per essere ricerca di una verità che, nel suo essere silenziosa, esplode come un boato assordante nella percezione intima dell’osservatore. Per questo motivo la scelta estetica e quella degli artisti è basata proprio su coloro che fanno arte a prescindere dalle logiche del sistema.
“E’l’eccesso di suoni – come scrive il curatore della mostra Massimo Sgroi – e rumori che seppellisce, sotto una lobotomica cacofonia, la possibilità che il pensiero sia ancora solidale con la realtà; ma la bellezza dell’arte, quella vera, risiede spesso proprio nel suo essere silenziosa, laddove il silenzio stesso dell’immagine (al contrario del cinema e della televisione, finisce per essere una sua qualità intrinseca. Un silenzio che prescinde dal commento. Nel suo essere ossessiva, narcisistica e solitaria, questa arte è un’attività solitaria che, solo successivamente, viene condivisa con il mondo. E’, in realtà, a wishper in the sound of silence. Ed allora Franco Rasma, Marco Agostinelli, Luca Pignatelli, Daniele Pignatelli, Marcovinicio, Ernesto, Morales, Svetlana Ostapovici, Federico Lombardo e Framco Viola rappresentano quella parte del cielo che entra in immediata contraddizione con coloro che cavalcano l’onda “fashion” dell’arte, quel luogo in cui i sociologismi si susseguono gli uni agli altri seppellendo tutto sotto ondate di lobotomico rumore in cui l’eccesso barocco nasconde il vuoto dell’esistenza.
Gli spazi della mente rappresentano, ancora oggi, la frontiera dell’immateriale in cui navigare per essere unici in una molteplicità. E’ un viaggio che presenta i pericoli del “folle volo” dell’Ulisse di Dante cui, volenti o nolenti, andiamo incontro. L’arte è assioma centrale di questo viaggio; è traduzione in forma di idee e conoscenze, è carne, sangue e ricordo impressi come un marchio indelebile sulla superficie dell’opera. In fondo all’anima della macchina umana, in qualsiasi momento della sua storia, il fragile essere senziente ricorda la prima volta che, assumendo la posizione eretta, ha cercato di guardare oltre l’orizzonte.”