CASERTA – Il mese di dicembre, al Teatro Civico 14 di Caserta, si apre con uno spettacolo di Andrea Cosentino attore, autore, comico e studioso di teatro. Sabato 1 [ore 21.00] e domenica 2 dicembre [ore 21.00] andrà in scena Angelica, fulminante monologo caratterizzato dalla verve affabulatrice di un artista capace di osservare le inquietudini e le verità più amare della nostra contemporaneità attraverso le fessure della maschera del comico.

La piéce, diretta da Andrea Virgilio Franceschi, chiude il “dittico del presente” assieme a L’asino albino (i testi sono pubblicati in Andrea Cosentino l’apocalisse comica, a cura di Carla Romana Antolini. Roma, Editoria e spettacolo, 2008).

Angelica, come dichiara lo stesso Cosentino “è un lavoro sulla morte”, un’operazione di ricerca condotta vestendo i panni di un’attrice di fiction, animando fantocci dietro la cornice di un televisore, “un tentativo di parlare del presente A chi c’è. Accettando fino in fondo ciò che il teatro è: un monumento effimero”. Noto al pubblico televisivo nelle vesti di opinionista comico nella trasmissione “Aut-Aut” (Gbr-circuito Cinquestelle) e per la partecipazione alla trasmissione “Ciro presenta Visitors” (RTI mediaset),  Andrea Cosentino è promotore del PROGETTO MARA’SAMORT, che opera per un’ipotesi di teatro del-con-sul margine, attraverso una ricerca tematica, linguistica e performativa sulle forme espressive subalterne.

 

Ne L’asino albino raccontavo uno spettacolo, l’impossibilità del suo farsi che scivolava in una epifania derisoria e tragica, in una apparizione invisibile per eccesso di luce. In Angelica tento di entrare nei meccanismi stessi della mitopoiesi, prendendo a pretesto una sua manifestazione degradata: il mondo delle fiction televisive.

Ci sono dunque degli ingredienti, dei brandelli di dialoghi e situazioni abbozzate. Una troupe che sceglie di girare uno sceneggiato televisivo in una casa di un quartiere popolare romano; un’attrice – Angelica appunto – che continua a recitare la propria morte, fino allo sfinimento. Ciò che si ripete in teatro ci fa ridere. Perché è il passato che pretende di ritornare come niente fosse.

Ci sono delle immagini – poche – che mi faccio carico di scuotere sul loro asse per ottenerne un alone di movimento: l’icona di un papa tremante che fende la folla giubilare sulla sua papamobile, il ricordo della statua della Madonna portata in processione nel giorno del venerdì santo a Chieti. E’ la dialettica sacro/dissacrazione come le due facce di una stessa aspirazione. O il rovescio bifronte di un medesimo vuoto.

Non c’è storia. Ma c’è una concessione al bisogno di tirare avanti. Una trama. Ed è quella dello sceneggiato ricostruito in scena senza ausili tecnologici, ma utilizzando la cornice vuota di ciò che fu un televisore, e parrucche e primi piani e piani interi e bambole e pezzi di oggetti e dettagli di corpi. Si tratta innanzitutto di mimare con la povertà di mezzi scenici la povertà di un linguaggio. Farsi doppio parodico del linguaggio standardizzato del racconto televisivo. Ma c’è anche altro.

Pasolini scriveva che materia del cinema – dell’audiovisivo – è il pianosequenza come presente assoluto. E’ il regista che selezionando e tagliando e montando tra loro pezzi di presente dà loro un senso. Creando nessi. Facendone materia di narrazione, cioè storia. Dunque passato. Però mi chiedo: come può il presente raccontarsi a se stesso?

Io tento di installarmi nei tagli del montaggio, di dilatare i nessi, creare gioco tra i giunti; voglio disincantare l’impostura ipnotica dei raccordi narrativi, far emergere ludicamente il nonsenso che fa da sfondo alla costruzione del senso.

Aggiungeva Pasolini che come il montaggio dà senso al cinema, così la morte dà senso alla vita. Però mi chiedo: cos’è che dà un senso alla morte?

Se non c’è storia dovrà esserci da ridere. E’ ciò che credo di avere imparato dal teatro popolare, dalla cultura dei subalterni. Di coloro che, ben prima di noi smarriti postmoderni, hanno dovuto imparare a vivere senza il sostegno di un passato né prospettive di futuro. E’ il senso profondo dell’intrattenimento. Perché va bene la denuncia e la memoria e la controinformazione e il mondo a capinculo. Ma innanzitutto esserci. Qui e ora. Comunque.” (Andrea Cosentino)

ANGELICA

 

uno spettacolo di e con Andrea Cosentino

regia Andrea Virgilio Franceschi

collaborazione alla drammaturgia e alla messa in scena Valentina Giacchetti

 

Produzione: Pierfrancesco Pisani

in collaborazione con Infinito srl – Progetti Dadaumpa e Litta_Produzioni

 

 

Date:

Teatro Civico 14 – Vicolo F. della Ratta N°14, Caserta

 

Sabato 1 dicembre 2012 – ore 21,00

Domenica 2 dicembre 2012 – ore 21,00

 

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