Si intitola Avanguardia la nuova esposizione di Domenico Napolitano alla galleria Civico 103 di Aversa. La mostra, fortemente voluta dal gallerista/scultore/imprenditore Antonio Iazzetta aprirà venerdì 24 febbraio. L’artista riflettendo sul significato del termine in rapporto alla sua ricerca pittorica è arrivato alla conclusione provocatoria che questa è assolutamente divergente ed avulsa da quanto il sistema globale dell’arte propone in termini di gusto e tendenze, tanto da costituire un percorso assolutamente controcorrente e anticonformista. Una scelta consapevole in termini poetici e tecnici.
Nel dizionario, avanguàrdia s. f. [dal fr. avant-garde] sta, per essere in testa, procedere con maggior impegno e con più decisione degli altri, assumendosi anche funzioni di guida, tanto che la denominazione è assunta o attribuita a movimenti letterarî e artistici che propugnano o attuano nuove poetiche o nuovi modi espressivi, in contrasto, apparente o effettivo, con la tradizione e il gusto corrente. Napolitano si muove per contrasto, volutamente e consapevolmente verso il gusto conformista dei tempi che viviamo a tutti gli effetti diventato un dogma immutabile del circo dell’arte e funzionale esclusivamente al mercato.
Egli ne vuole stare assolutamente alla larga, rivendicando libertà di ricerca espressiva e possibilità di minare alle basi il concetto “di adeguamento impersonale”anzi, indagando a fondo l’aspetto che definisce meglio l’arte contemporanea, la difficoltà di definirla criticamente, egli ne rifiuta il ruolo di sottofondo per comunicatori globali, manager dell’immagine fine a se stessa, circo contemporaneo che accetta tutto all’infuori di quelle proposte che deleggittimano il sistema stesso, negando l’arte e la sua ragione d’essere.
La sempre maggior velocità e mole di scambi di idee, risorse economiche, informazioni e cultura intorno al globo avviene anche nel mondo dell’arte che sembra subirla, senza la capacità di interpretarla e metterla in discussione. Ogni espressione contemporanea, sembra distinguersi esclusivamente per una multidisciplinarietà che non conosce il già fatto, ignora la storia dell’arte e salvo rari e sporadici casi, appare la continua ri-proposizione sterile di linguaggi già sperimentati. La tesi è ovvia, l’arte tutta è sempre contemporanea in quanto il contemporaneo è una cifra cronologica e non ideologica.
La mostra di Napolitano ci conduce in territori diversi, dove il colore è la pennellata sono ancora capaci di suonare le note di un mestiere che ha radici che si perdono nella notte dei tempi, una pittura che riesce a suscitare attese, suggerire fughe. Un viaggio contemporaneo che non propone all’osservatore risposte, ma pone domande, la ricerca sensibile di un senso al nostro incomprensibile destino.
Giova in conclusione, ricordare un contributo particolarmente interessante di Vittorio Sgarbi in un suo recente saggio sull’argomento, dove per dare ulteriore accredito al suo concetto di contemporaneo non si risparmia nel biasimare chi fa dell’arte contemporanea “non una libera ricerca estetica, ma merce da spremere, per massimizzare i profitti che girano intorno a gallerie, collezionisti e grandi mostre allestite con tanto di spreco di denaro pubblico”e sferra colpi bassi contro quel sistema “mafioso” che porta dentro di sé enormi contraddizioni e, soprattutto, opera con discriminazione, osannando comunicatori (e quindi non-artisti) come i Cattelan e i Koons e lasciando nell’anonimato artisti-artisti che meriterebbero più riconoscimento e notorietà.
Forse non è un caso l’uscita di scena di poeti, pensatori e studiosi.
Il “Civico 103” è uno spazio espositivo d’ampio respiro di oltre 160 mq. situato in Aversa (Ce), lo space porta in eredità dalla prima galleria il suo gusto raffinato e di stile, accessibile dalla corte di un edificio dell’800 recentemente ristrutturato, si conferma come luogo di fusione di nuove sinergie, di aggregazione culturale, di sodalizi artistici e creativi.