CASERTA –  Cresce l’attesa per la presentazione del secondo disco di Peppe Rienzo, “Vita nova”, che avverrà venerdì 23 marzo, alle 21.30, con un concerto al teatro “Don Bosco” di Caserta, che si preannuncia di grande effetto spettacolare. Con “Vita nova”, opera meditata, partorita in otto anni di performance live, il cantautore di San Nicola La Strada è riuscito a dilatare ulteriormente i suoi orizzonti musicali, che spaziano dalla tradizione popolare alle sonorità blues e jazz. Oggi, Rienzo è un autore e un musicista consapevole, maturo, capace di sublimare in poesia i toni rabbiosi e viscerali degli esordi, senza svilirne l’autenticità.

«Considero – dice – ‘E ‘n’ata manera”, uscito nel 2004, il disco dell’esplorazione, “Vita nova” l’album del viaggio, dove ogni canzone è l’istantanea di un luogo, di un momento, di una persona, di un sentimento». Sin dalle prime fasi della lavorazione, Rienzo si è avvalso della collaborazione artistica di tanti musicisti, ma con uno, in particolare, ha trascorso ore e ore in sala di incisione, Fabio D’Andrea, chitarrista e produttore. «Insieme – rivela – abbiamo scritto molti brani, immaginato il sound, curato gli arrangiamenti, registrato le voci, gli strumenti e ottimizzato il disco. Gli devo davvero molto». Il cd si apre con il brano che dà il nome al progetto, “Vita nova”: «Una bussola – spiega Rienzo – per chi è smarrito, per chi è in cerca di una casa, di affetti veri». Il secondo, “Un’altra terra nel cuore”, è un piccolo gioiello scritto per l’Unicef: una denuncia contro il dramma dei bambini della Palestina. “Llevt alloche” è, invece, un vecchio e solido pezzo funk, che sa di pub fumosi e di birra rossa. In “Vita nova” non poteva, poi, mancare una dedica alla sua compagna di sempre: «”Chitarra mia” – argomenta – è un atto d’amore, ma dal retrogusto amaro, verso uno strumento che non potrà mai ricambiare, perché è solo un oggetto». Un altro brano “velatamente” autobiografico è “Non c’è”, ispirato a una persona che di giorno lavora negli istituti di pena e di notte fa il blues man nei locali. Le influenze rock di D’Andrea, verso la fine del disco, fanno da contrappunto a “Viversi”, preludio quasi metal della morbida “Lasciati andare”, scritta alla fine di uno dei tanti concerti a Ischia. Chiude l’opera “Che sarrà”, cover, con testo in napoletano di Davide Nespolino, della celeberrima di “Oh che sarà” di Chico Buarque De Hollanda, portata al successo da Ivano Fossati e da Fiorella Mannoia.

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