“Settembre al Borgo è la nostra storia, Settembre al Borgo è la nostra identità di Casertani. Stasera salendo a Casertavecchia avrete notato la nuova illuminazione: bene, è il nostro modo per riaccendere su questo luogo e su questo festival le luci che meritano”: con le parole del sindaco di Caserta Carlo Marino nella Cattedrale del 1100 di Casertavecchia si è aperta ufficialmente la 45esima edizione di Settembre al Borgo. Un’edizione speciale, quella di quest’anno, per almeno due motivi: perché torna dopo due anni di pausa, più decisa e in forma che mai nonostante il mezzo secolo di onorata attività, e perché è interamente dedicata a Fausto Mesolella, compianto chitarrista casertano che ci ha lasciato lo scorso 30 marzo. “Colgo l’occasione – ha concluso il sindaco – per ringraziare la famiglia di Fausto, che ci ha concesso di omaggiarlo con questo festival”. Non a caso l’edizione 45 del ‘Settembre’ porta in calce la dicitura “Suonastorie nel Borgo delle Chitarre”: “Le serate che da qui a mercoledì si susseguiranno – ha spiegato dall’altare della Cattedrale il direttore artistico Casimiro Lieto, che ha fatto da raccordo ai diversi momenti della serata – sono state pensate per toccare, come succedeva grazie all’Insanguinata di Fausto, le corde del cuore”. La serata è entrata subito nel vivo col ‘concerto breve per parole, voci e ricordi’ di Raiz, all’anagrafe Gennaro Della Volpe, che con Mesolella aveva condiviso l’esperienza di DagoRed: era prevista la presenza anche dell’attore Marco D’Amore, ma un grave problema in famiglia ha richiamato a Milano il protagonista di ‘Gomorra’. Tra i brani eseguiti da un Raiz visibilmente emozionato “Third stone from the sun/’O surdato ‘nnammurato/Give me love”, un mix di brani di diversa tessitura musicale mixati insieme a Mesolella: accompagnato da Ferdinando Ghidelli e da Ubaldo Tartaglione, ha rotto il silenzio solo una volta con un eloquentissimo “A Fausto” sull’applauso di una Cattedrale stracolma. A sfumare le emozioni palpabili sul palco-altare, è arrivata poi la coppia di tangueri più nota della Campania: Mariemma Porto e Salvatore Biondi hanno regalato al pubblico una intensa interpretazione di Libertango. “E’ un pezzo che si vive, più che si balla – ha raccontato Mariemma – Partecipiamo a tanti festival in giro per il mondo ma questa è stata la prima volta a Casertavecchia. Un onore, per noi, poter omaggiare quel genio che è stato Fausto Mesolella”. E’ toccato poi a due grandi amici di Fausto: Vittorio Remino, bassista degli Avion Travel negli anni Ottanta, negli anni Ottanta, ha portato in scena una speciale versione di “Aria di Te”, successo della Piccola Orchestra: un brano che per l’occasione è diventato ‘Aria di noi’. Suggestiva la scena: Remino in penombra, accanto a lui un fascio di luce, Fausto. “Per me, per Fausto, parla la musica – ha detto – Non sono di molte parole, specie quando si tratta di affetti così profondi. Ma solo felice di avere suonato stasera per Fausto”. Chi invece il nome dell’amico scomparso non l’ha mai pronunciato pur tenendolo sempre presente per tutta la durata della sua esibizione è stato Agostino Santoro, attore e musicista, che ha regalato agli un “monologo a tempo: un viaggio che comincia nel 1954, anno di nascita della televisione italiana, e finisce nel 1981, con l’attentato a Giovanni Paolo II. In mezzo ci sono l’allunaggio del 1969, il Golpe in Cile del 1973 e tutti gli episodi che hanno segnato la vita di una generazione, quella dei ragazzi degli anni Cinquanta. “Ho fatto almeno cinque festival, ero presente quando questa saga fantastica e meravigliosa è cominciata – ha ricordato – Ho incontrato attori e attrici, artisti di ogni calibro, quello a cui sono più affezionato è il poeta dimenticato Bruno Vilar. Che non succeda al Settembre, che vada avanti per altri 100 anni”. La conclusione della carrellata di esibizioni in Cattedrale è stata affidata al Trio Nantiscia (riduzione del gruppo Leuciano, per l’occasione rappresentato da Annalisa Messina, Ubaldo Tartaglione e Ferdinando Ghidelli), appena rientrati da un festival internazionale in Uzbekistan a rappresentare l’Italia. I tre hanno interpretato un brano in francese, scritto proprio da Mesolella, Des tous les choses, insieme con due preziose canzoni tratte dall’ultimo lavoro discografico “Nantiscia”. “Io e Fausto ci conoscevamo da bambini, abbiamo suonato tante volte insieme e mai avremmo immaginato che tutto questo sarebbe finito così presto – ha raccontato Ghidelli – E’ stato un maestro di musica e di vita, la nostra presenza qui stasera vuol dire semplicemente grazie”. Poco distante, dalle 20:30, un altro palcoscenico: quello a “chilometro zero” calcato dalle nuove leve dalla musica. Selezionati dal maestro Franco Mantovanelli, ieri sera è toccato a Michele ed Elvezio Guarino, Nicola Ferrara, Daniele Antonucci, Luca Guida, il NeoEnsemble di Chitarre, Marco Laurenza. Un’opportunità enorme quella data da Settembre al Borgo. Ieri sera ha debuttato, inoltre, l’arpa di luce di Pietro Pirelli, un’installazione artistica interattiva e luminosa, inventata dall’ingegnere Gianpietro Grossi, che può essere suonata anche dal pubblico: nessuno ha voluto perdersi l’emozione di accarezzare i fasci di luce. Un’esperienza che potrà essere ripetuta tutte le sere dalle 21 alle 24 nella chiesa dell’Annunziata, riproducendo l’effetto di un’arpa che “galleggia” nell’aria.  Appena il tempo di una pausa e lo spettacolo si è spostato sotto il cielo clemente di una Piazza Vescovado colma di gente. Sul palco una Teresa De Sio in grande forma, accompagnata da due chitarre, violino e percussioni: un quartetto acustico, che ha fatto vibrare nell’aria emozioni e suggestioni d’altri tempi. “Ho il rimpianto di non aver mai firmato con un vero e proprio progetto con Fausto, abbiamo diviso tanti palchi, suonato tante volte insieme ma una cosa ‘nostra’ non siamo riusciti a farla, peccato – ha raccontato un’emozionatissima De Sio – Lui era un grandissimo accompagnatore, oltre che uno straordinario musicista, sapeva come si narravano le storie in musica e questo è un pregio di pochi. Ci manca, ci mancherà, mi mancano da morire i suoi ‘buonanotte’ che lasciava su Facebook che in due secondi diventavano un pezzo. Salutarlo qui, a casa sua, per me è un’emozione fortissima”. E il Festival va.

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