Libri, incontri, mostre organizzate in tutta Italia celebrano il centenario della nascita di Renato Guttuso, grande pittore e straordinario testimone dei tempi, capace di tradurre sulla tela l’impegno morale e civile che contraddistinse la sua arte fino dai precocissimi esordi. Nato a Bagheria il 26 dicembre 1911 in una famiglia di idee liberali (la nascita fu denunciata a Palermo il 2 gennaio 1912 per contrasti con l’amministrazione comunale di Bagheria), manifesto’ gia’ in tenera eta’ la predisposizione alla pittura.

A 13 anni datava e firmava i propri quadri. Nel 1928, diciassettenne, partecipo’ alla sua prima mostra collettiva a Palermo, dove si era trasferito per gli studi. La sua arte sociale matura alla fine degli anni ’30 durante un soggiorno a Milano. Poi a Roma, dove stringe rapporti con colleghi come Mazzacurati, Fazzini, Cagli, ma soprattutto con il critico Antonello Trombadori, con cui inizio’ un sodalizio intellettuale e politico che lo accompagno’ per tutta la vita.

Se la Crocifissione fu il dipinto che gli dette la fama, pur fra mille polemiche da parte del clero e del fascio, la sua ricerca pittorica non venne mai meno anche negli anni difficili della guerra. Sposata nel ’47 la compagna e fidata confidente Mimise, realizzo’ opere come Pausa dal lavoro, diventata simbolo della rinascita, a cui lo stesso Pasolini dedico’ una poesia, capolavori quali Canottieri che cantano, L’occupazione delle terre incolte che presento’ alla Biennale di Venezia del 1950.

Intanto la figura femminile diventava dominante nella pittura come lo fu nella vita privata e fra i dipinti piu’ grandi figura Donne stanze paesaggi oggetti del ’67, oggi esposto alla galleria comunale di Bagheria. Senza parlare della serie di opere in cui ritrae Marta Marzotto, musa ispiratrice e modella prediletta, a cui fu legato sentimentalmente per lunghi anni. L’afflato civile, pero’, non viene mai meno.

Degli anni ’70 sono le opere piu’ celebrate, dai Funerali di Togliatti (1972) alla Vucciria (1974), meraviglioso affresco del mercato palermitano dove il realismo e’ crudo e sanguigno come le carni esposte sui banconi insieme a un tripudio di ortaggi e frutta. Muore nel 1987 in malinconico isolamento, dopo la scomparsa della moglie. Una morte in odore di conversione, che divenne un caso animando le cronache del tempo. A Bagheria, Guttuso lascio’ molte opere, oggi conservate nel museo di Villa Cattolica dove venne sepolto. La sua tomba e’ opera dello scultore e amico Giacomo Manzu’.

 

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