L’orso d’oro di questa 62/ma edizione del Festival di Berlino e’ andata a Paolo e Vittorio Taviani per ‘Cesare deve morire’. Erano 21 anni che l’Italia non vinceva questo premio. ”Questo premio ci da’ gioia soprattutto per chi ha lavorato con noi. Sono i detenuti di Rebibbia guidati dal regista Fabio Cavalli che li ha portati al teatro. Questi detenuti-attori hanno dato se stessi per realizzare questo film”. Lo ha detto a Berlino Paolo Taviani, all’Ansa, commentando il riconoscimento ricevuto alla Berlinale.

‘Diaz, Non pulire questo sangue’ di Daniele Vicari e’ uno dei tre film della sezione Panorama che ha vinto il premio del pubblico. Il film che racconta i fatti della scuola Diaz durante il G8 di Genova e’ una coproduzione Italia-Francia-Romania. Il premio del pubblico della Sezione Panorama in questa 62/ma edizione del Festival di Berlino è andato esattamente a tre film. Il primo premio, per numero di voti, è andato a film yugoslavo ‘Parada’ di Srdjan Dragojevic; il secondo premio a ‘Diaz, Non pulire questo sangue’ di Daniele Vicari e, il terzo, al brasiliano ‘Xingu’ di Cao Hamburger. Il film che racconta i fatti della scuola Diaz durante il G8 di Genova e’ una coproduzione Italia-Francia-Romania. Dice il regista all’ANSA: ”dedico questo premio al cinema italiano a cui sta tornando finalmente la forza di raccontare cosa davvero accade in questo paese”. E ancora il regista su questo film prodotto dalla Fandango: ”quando ho visto proprio qui a Berlino il film per la prima volta insieme a 1800 persone paganti, tra cui molti buyer, ero davvero emozionato. La reazione che c’e’ stata, a fine proiezione, mi stava facendo venire un infarto per quanto era sentita. Mi sono ritrovato in quell’occasione anche ad accogliere i pareri di un pubblico che veniva da ogni parte del mondo – ha continuato il regista di Velocita’ massima -. Me ne hanno colpito due di questi pareri: quello di una ragazza tedesca che era dentro la Diaz nel 2001 che mi ha detto ‘ho rivissuto l’incubo fino in fondo, ora finalmente qualcuno mi credera”. E poi il parere di un italiano che vive a Berlino e lavora in un negozio che mi ha raccontato che non aveva mai visto tanto orgoglio per questo film anche da parte dei suoi connazionali berlinesi”. Spiega ancora Vicari ”e’ importante aver fatto un film sui fatti del G8 di Genova perche’ allora ci fu una vera e propria sospensione dei diritti civili. E questo in un momento particolare in cui convogliarono a Genova ragazzi da tutto il mondo, di diversa estrazione sociale e politica, per contestare un sistema e un modo di essere”. Che cosa accadde in quel G8? ”Non credo che si possa parlare di complotto da parte dei vari paesi per la tiepidita’ delle loro reazioni nei confronti di quello che successe ai loro connazionali nelle scuola Diaz. Ma certo – conclude Daniele Vicari – non fecero troppo rumore per protestare per quello che era successo, insomma nessun complotto, ma sicuramente fece comodo. Di fatto quel movimento, allora, trovo uno stop che dura da dieci anni”.

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