Una vita dedicata al teatro, ma anche all’impegno politico e civile. L’Italia perde una protagonista del panorama culturale, che tra il palcoscenico dell’arte e quello della vita, aveva calato un ponte da percorre in entrambi i sensi, da un lato per raccontare la realta’, spesso cruda, a sipario aperto, dall’altro per portare po’ di poesia nel quotidiano piu’ aspro. Franca Rame si e’ spenta oggi all’eta’ di 84 anni: nell’aprile 2012, un ictus, che l’aveva costretta ad un ricovero d’urgenza al Policlinico di Milano era stato forse il primo segnale di una debolezza fisica, non certo di spirito.

Figlia d’arte, la Rame conobbe il palcoscenico prima ancora d’ogni altra esperienza: comparve, infatti, appena nata nel ruolo di infante in una delle commedie allestite dalla compagnia familiare. La ‘consapevolezza del mestiere’ era arrivata nei primi anni ’50 quando entro’ nella compagnia di Tino Scotti per lo spettacolo ‘Ghe pensi mi’. Intanto, il bivio della vita e’ alle porte e sul calendario segna la data del 24 giugno 1954: Franca Rame sposa Dario Fo nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano (nasce nel 1955 il figlio Jacopo). Un’unione non soltanto privata perche’ i due stringono un’alleanza che li portera’ singolarmente e in coppia a siglare numerose pagine della storia italiana. A partire dal profilo culturale, con la creazione nel 1958 della ‘Compagnia Dario Fo-Franca Rame’ destinata ad un rapido e significativo successo. Con il ’68, i due scoprono anche il volto dell’impegno politico e civile abbracciando le nuove ideologie emergenti, che portera’ successivamente Franca Rame, alla fine degli anni ’70 ad unirsi alle file del movimento femminista.

L’attivita’ teatrale, nel frattempo, vede il duo Rame-Fo in una serie di abbandoni e fondazioni di compagnie: lasciano il circuito dell’ETI nel 1968 per fondare il collettivo Nuova Scena, dalla separazione dal quale e’ nato un nuovo soggetto, La Camune, attivo nei circoli Arci e nei ‘teatri inediti’ come fabbriche e scuole occupate con spettacoli di satira politica. La Rame attrice approda alla fine degli anni ’70 all’interpretazione di propri testi (‘La madre’, ‘Grasso e’ bello!’, ‘Tutta casa, letto e chiesa’) , cui anni dopo s’aggiunge ‘Lo stupro’, testo ispirato alla drammatica esperienza personale vissuta nel 1973, quando Franca Rame venne rapita e violentata da cinque esponenti di estrema destra. Solo due anni prima, l’attrice si era pubblicamente esposta sottoscrivendo una lettera aperta, pubblicata dal settimanale L’Espresso, sulla morte del ferroviere anarchico Pinelli, in cui numerosi esponenti della cultura e della politica chiedevano la destituzione di alcuni funzionari. Nella vita di Franca Rame c’e’ stato posto anche per l’impegno istituzionale con l’elezione al Senato nel 2006 in quota IdV, incarico lasciato dopo due anni. L’attrice ha dedicato gli ultimi anni alla propria autobiografia (‘Una vita all’improvvisa’), immancabilmente scritta con il marito, ma anche, e soprattutto ancora, a calcare il palcoscenico: tra il 2011 e il 2012, infatti, i due hanno riportato in scena il celebre Mistero buffo, opera di Dario Fo, presentata per la prima volta nel 1969.

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