La quarta serata è iniziata nel segno della provocazione e dell’amore, con una coreografia di Daniel Ezralow interpretata da Simona Atzori, ballerina nata senza braccia. Con il violinista David Garrett a interpretare i Nirvana. Stasera il programma prevede la riproposizione dei brani in gara in versione duetto.
Poi Papaleo con valigia e loden, nel ruolo del conduttore tecnico, ha fatto riferimento alla situazione politica in Germania: “qui c’é l’Europa che sta crollando” ha detto prima di lanciarsi in un appello generale alla sobrietà, distribuendo cravatte all’orchestra e facendo indossare il loden anche a Morandi, coinvolto nel mantra alza lo share abbassa lo spread. Sabrina Ferilli, dal palco dell’Ariston fa i complimenti alla Rai, un'”azienda che si assume la responsabilità di fare una trasmissione unica in Europa con artisti straordinari”, ha detto intervistata da Gianni Morandi. “Io credo che il festival di Sanremo sia una manifestazione che deve essere amata, tutelata, difesa, più che attaccata, cosa che non mi vede mai consenziente. E’ un gioco, ma l’importanza di un festival come questo è impossibile non riconscerla”. E a una domanda sulla performance di Celentano risponde sorridendo: “Rispetto a lui avrei detto anche due o tre cose in più. Meno male che non c’ero”. Gigi D’Alessio-Loredana Berté e Pierdavide Carone con Lucio Dalla sono i ripescati della terza serata di Sanremo. Visto che si trattava di un televoto il risultato era scontato. Vanno definitivamente a casa Irene Fornaciari e i Marlene Kuntz. Un’altra maratona di quasi cinque ore questa serata – aperta nel segno di Frank Sinatra e di un omaggio di Gianni Morandi a Giancarlo Bigazzi – pensata per celebrare le canzoni italiane che hanno avuto successo nel mondo. Una lunga sequenza di brani storici che ha visto i big del festival esibirsi con artisti stranieri con risultati, ovviamente, diversi. Bello il duetto tra Nina Zilli e Skye dei Morcheeba per Grande grande grande; divertente quello tra Samuele Bersani e Goran Bregovich in Romagna Mia; interessante Dolcenera con Professor Green in Vita spericolata; deludenti Lucio Dalla e Pierdavide Carone in Anema e core; pessimo Shaggy con Chiara Civello in Io che non vivo senza te; ingenua Emma con Gary Go nel Paradiso. Grande Al Jarreau, nonostante i Matia Bazar, in Parla più piano, riuscito a nobilitare il tema del Padrino; brava Noemi a sopravvivere a Sarah Jane Morris in Amarsi un po’; muscolare Francesco Renga con Sergio Dalma nel Mondo; quasi monacale Arisa con Jose Feliciano in Che sarà; emozionanti Gigi D’Alessio e Loredana Berté che con Macy Gray hanno cantato Almeno tu nell’universo, rendendo omaggio a Mia Martini; affascinante Noa, meno Finardi, in Torna a Surriento. Premiati dalla critica i Marlene Kuntz e Patti Smith in Impressioni di settembre; fracassoni Irene Fornaciari con Brian May (salutato dalla standing ovation del pubblico) e Kerry Ellis in Uno dei tanti. Si sono ascoltate anche altre grandi canzoni, come Because the night, che ha trascinato l’Ariston; La vita è bella; We in this world together, anche un duetto Feliciano-Morandi in C’era un ragazzo in una serata che ha avvicinato Sanremo alla musica internazionale. Superati i guai con la cervicale, Ivana Mrazova è tornata a ballare con scarsi risultati. Rocco Papaleo, sempre più protagonista, si è tolto lo sfizio di cantare e di far ballare, vip compresi, tutto l’Ariston con La foca. D’altra parte spazio per qualcosa di diverso dalla musica ce n’era poco: in questo poco spazio si è inserita l’intervista a Federica Pellegrini con Morandi che si mantiene fedele al suo stile, si emoziona per i verdetti, non è un cerimoniere impeccabile ma è un appassionato complice della musica.