Nei primi anni Cinquanta divento’ famosa e ricca con un romanzo semiautobiografico di passione e lacrime: Han Suyin, la scrittrice britannica di origine cinese, autrice del bestseller ‘L’amore e’ una cosa meravigliosa’ da cui e’ stato tratto l’omonimo film, e’ morta venerdi’ sera a Losanna all’eta’ di 95 anni.


I funerali si terranno giovedi’ prossimo nella citta’ svizzera dove viveva da anni. Nata in Cina nel 1917 da padre cinese e madre belga, studio’ medicina a Pechino e poi a Bruxelles; rientro’ in Cina allo scoppio della guerra sino-giapponese, sposo’ il primo dei suoi tre mariti, un generale di Chiang Kai-shek, e scrisse il suo primo libro, ‘Destinazione Chungking’ (1938). Poi alterno’ l’attivita’ di medico a quella di scrittrice, ottenendo un successo internazionale con ‘L’amore e’ una cosa meravigliosa’ (1952, Bompiani), che divenne un film del regista Henry King nel 1955 con protagonista Jennifer Jones, che arrivo’ al successo grazie a questa pellicola, e con William Holden. Il romanzo racconta la storia una dottoressa eurasiatica, Han Suyen, che lavora in un ospedale di Hong Kong. E’ vedova di un generale cinese. Durante un ricevimento conosce un giornalista americano, Mark Elliott, sposato, benche’ da alcuni anni separato dalla moglie. Gli incontri divengono frequenti e tra i due nasce un reciproco sentimento d’amore al quale ne’ la differenza di razza, ne’ i pettegolezzi possono opporre ostacolo. I due innamorati desiderano ardentemente di sposarsi: Han Suyen ottiene il consenso dalla propria famiglia, ma la moglie di Mark non si lascia convincere a concedergli il divorzio. Finche’ a causa dei pettegolezzi provocati dalla loro relazione la dottoressa perde il posto di lavoro. Scoppiata la guerra in Corea, Mark riceve l’ordine di recarvisi come corrispondente. Han Suyen apprendera’ piu’ tardi dai giornali la notizia della morte del suo amato, nel corso di un attacco aereo. Le parole delle sue ultime lettere tenteranno di consolarla nel finale. Il romanzo era l’autobiografia romanzata della vita della scrittrice e della sua infelice storia d’amore con il giornalista del Times Jan Morrison. Si sa che Han Suyin non ha mai voluto vedere il film. Tra i suoi ultimi romanzi, L’incantatrice (Sperling & Kupfer): una complicata storia di due gemelli svizzeri legati da amore e poteri telepatici, i quali, rimasti orfani, partono per la Cina e per il Siam del XVIII secolo dove incontrano eunuchi, concubine e palazzi dell’Eterna Primavera. Negli anni Cinquanta la scrittrice fu accusata di essere una spia della Cia, mentre gli americani, sospettando che fosse un agente cinese, le tolsero il visto. Ma la sua notorieta’ e’ anche legata alla cosiddetta ‘trilogia cinese’, nella quale le vicende autobiografiche si intrecciano con gli avvenimenti che sconvolsero la Cina tra la caduta dell’Impero e la vittoria della Rivoluzione: L’albero ferito (1964), Un fiore mortale (1966), Estate senza voli (1968). Ha poi scritto una biografia di Mao, Mao Tse-tung, una vita per la rivoluzione (1972), e Il vento nella torre (1976), oltre a un saggio economico e politico, La Cina nell’anno 2001 (1967). Da anni si era trasferita a Losanna con il terzo marito, un ingegnere indiano.

 

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