Le passioni di Enrico Caruso, la musica e le donne, oggi a distanza di oltre cento anni rivivono in una fiction Rai in due puntate dedicata al quello che è stato considerato il tenore per eccellenza, grazie alla suggestione del timbro e alla inconfondibile malia dello strumento vocale. ‘Caruso’ è una delle miniserie più attese della prossima stagione
(ancora in via di definizione la messa in onda su Rai1): le riprese sono da poco terminate con la regia di Stefano Reali e la produzione della Ciao Ragazzi! per Rai Fiction. A vestire i panni di Caruso il tenore di fama internazione Gianluca Terranova, che ha accettato di recitare per la prima volta in una serie televisiva. Era l’estate del 1897. Enrico Caruso aveva 24 anni e non era ancora il tenore più famoso del mondo. Arrivò a Livorno per interpretare La Traviata e La boheme. E qui conobbe le sorelle Giachetti. La ventiduenne Ada (interpretata da Vanessa Incontrada), già sposata e con un figlio, che cantò con lui sul palco del teatro Politeama e gli rimase accanto per undici anni diventando alla fine sua moglie e regalandogli due figli. Ma alla fine lo lascerà per fuggire con il loro autista. Mentre Martina Stella interpreta la sorella minore Rina anche lei cantante che provò per lui da quando lo incontrò a soli 16 anni una simpatia che divenne amore e non smise mai di aspettarlo. Nella trama, centrale è il triangolo amoroso del tenore napoletano con le due sorelle Giachetti: alla relazione tormentata con Ada, fatta di slanci passionali e di tradimenti, si contrappone l’affetto solido e l’intesa professionale duratura con Rina, che a poco a poco sostituirà la sorella nella vita artistica di Caruso e in quella familiare. Anche se alla fine lui gli preferirà la giovane americana Dorothy Benjamin, conosciuta più tardi a New York, che diventerà la sua seconda moglie. A interpretarla, l’attrice svedese Sascha Zacharias. Il racconto della vita del grande tenore prende il via dal rientro a Napoli in punto di morte. Da qui la storia si snoda, attraversando il percorso artistico e personale di Caruso: dall’infanzia povera del bambino talentuoso agli esordi, fino ai successi americani del Metropolitan e alla definitiva consacrazione come star mondiale della Lirica. Caruso aveva 28 anni quando, pur avendo già cantato alla Scala, ancora vedeva nella ribalta del San Carlo il raggiungimento di un sogno nato nell’ adolescenza, quando cantava da posteggiatore nelle trattorie di Santa Lucia e a sera tornava al vicolo San Giovanniello agli Ottocalli, dove abitava. L’ opera era ‘L’ Elisir d’ amoré di Donizetti e la tradizione vuole che la serata tanto attesa si risolvesse in un fiasco. E anche se le ricostruzioni sono contrastanti la cosa certa è che Caruso non cantò più a Napoli, ove pure spesso l’estate tornava dall’ America, allorché la gloria l’ ebbe definitivamente baciato. Episodio questo irrinunciabile per una fiction, la cui drammaturgia trova nel miscuglio di amore e odio per la propria terra d’ origine un ingrediente perfetto. La carriera del tenore è ripercorsa nella sua interezza, dagli approcci canori del ‘posteggiatore’ adolescente alla prima incisione discografica su grammofono che determina la popolarità di Caruso trasformandolo in un divo da star-system, imitato perfino nell’abbigliamento. Caruso rimase un interprete inarrivabile per impeto e passionalità e in grado di afferrare di slancio acuti tonanti che mandavano in visibilio il pubblico e risuonavano anche nelle numerose incisioni di canzoni napoletane. Numerose le location coinvolte, tra Napoli e Salerno dai teatri come il Bellini, il Mercadante, il San Carlo e il Verdi; dagli alberghi come l’Excelsior di Napoli e l’Excelsior Vittoria di Sorrento – reso celebre proprio dal soggiorno di Caruso – fino al Conservatorio di San Pietro a Maj