Dopo la pronuncia sull’illegittimità del trasferimento in Sardegna dei 23 lavoratori Jabil di Marcianise, in provincia di Caserta, il tribunale di Napoli Nord dichiara illegittimo anche il loro successivo licenziamento, condannando il gruppo Orefice Generators alla reintegra dei lavoratori licenziati. Si chiude dunque a favore di lavoratori e sindacati, il “primo round” di una delle micro-vertenze nate con i processi di reindustrializzazione innescati dalla “vertenza madre” che coinvolge la multinazionale dell’elettronica Usa Jabil, che ha stabilimento nella zona industriale di Marcianise. Dal giugno 2019 Jabil, denunciando una crisi di commesse lavorative, ha proceduto a circa 250 esuberi, convincendo la stragrande maggioranza dei lavoratori a lasciare l’azienda per un contratto di riassunzione in altre realtà produttive; per chiudere l’operazione di ricollocazione, Jabil ha pagato decine di migliaia di euro sia ai lavoratori che alle aziende che li hanno riassunti, e queste ultime si sono impegnate con Regione e Governo a produrre nel casertano o comunque nella vicina area napoletana di Caivano-Pascarola. Tra le aziende che hanno ricollocato ex Jabil vi è appunto l’Orefice Group, società sarda, che nel 2020 ne ha assunti 23. Orefice aveva affittato anche un capannone vicino alla Jabil, senza però avviare mai la produzione, tanto che il capannone è ora occupato da un’altra azienda; Orefice ha poi disposto il trasferimento dei 23 ex Jabil in Sardegna, ma i lavoratori si sono rifiutati e per loro è scattato il licenziamento, ovviamente impugnato (ad assistere i lavoratori lo studio legale Ferrara). Nel febbraio scorso il Tribunale di Napoli Nord ha dichiarato illegittimo il trasferimento, e ora anche il licenziamento. In una nota della Cgil Caserta, a firma del segretario generale Sonia Oliviero e del segretario della sigla dei metalmeccanici Fiom-Cgil Francesco Percuoco, si ricorda come nella sentenza di febbraio, il tribunale avesse fatto notare che “il quadro probatorio che emerge dalla vicenda è quello di un operazione contraria a buona fede e correttezza dai contorni poco chiari “. Per i due sindacalisti, “quanto accaduto rischia di minare la credibilità delle istituzioni, nelle cui sedi sono stati svolti incontri e sottoscritti accordi per la realizzazione del progetto industriale di Orefice Generators. Un progetto industriale mai avviato, nonostante abbia consentito all’azienda di intascare ben 80.000 euro per ogni lavoratore assunto”.