CASERTA – Il presidente designato Luciano Morelli passa a pieni voti l’esame della Giunta di Confindustria Caserta, cui ha sottoposto, oggi, nel corso dell’apposita riunione gli indirizzi generali del programma per il quadriennio 2012-2016, in vista dell’Assemblea generale del prossimo dicembre, ottenendone l’approvazione all’unanimità.
Con il programma delle attività del primo biennio (2012-2014), inoltre, Morelli ha anche annunciato la propria squadra, che risulta così composta: Giuseppe Cerbone (Ferrarelle Spa), vice presidente con delega al Made in Italy; Daniela Mastrangelo (Acroplastica) vice presidente con delega alle Relazioni Industriali; Vincenzo Schiavone (Pineta Grande), vice presidente con delega all’Organizzazione; Donatella Cagnazzo (Ten Events), consigliere incaricato al Marketing Associativo, Customer satisfaction, Cultura e Società; Alessandro Falco (Eurocrea Merchant) consigliere incaricato per Finanza e Sviluppo; Dina Lombardi (Indesit Company) consigliere incaricato all’Innovazione.
Tra rinnovamento e continuità, dunque, considerato che per Mastrangelo, Cagnazzo e Falco si tratta di conferme. Anzi, “rinnovamento nella continuità” è appunto lo slogan con il quale il presidente designato di Confindustria Caserta, Luciano Morelli, esordisce per illustrare alla Giunta il programma del suo mandato.
Uno slogan che non sta – evidentemente – a sottolineare il mero passaggio di testimone che egli raccoglie dal presidente uscente Antonio Della Gatta, di cui Morelli è stato – come si sa – il vice nei quattro anni passati; ma rappresenta sicuramente la sintesi più efficace di un ragionamento finalizzato a creare ulteriori e migliori condizioni per accelerare l’uscita dalla più drammatica crisi che il sistema economico ha vissuto proprio in questi anni, particolarmente in provincia di Caserta.
Insomma, il ragionamento del presidente designato è per grandi linee questo: se nei quattro anni di presidenza Della Gatta – e di questo va dato merito al presidente uscente – tutti gli sforzi sono stati rivolti a contenere nel migliore dei modi possibili le dannose “esondazioni” causate dalla crisi globale, per i prossimi dobbiamo attrezzarci a cogliere fino in fondo le opportunità di sviluppo che, prima o poi, devono necessariamente arrivare.
A questo scopo i punti di forza su cui Confindustria Caserta deve agire sono essenzialmente cinque: brand, reputazione, indipendenza, capacità ed autorevolezza di interlocuzione con Enti ed Istituzioni.
Certo – sottolinea Morelli – finora il cammino non è stato agevole, né lo sarà per il futuro. “L’Area industriale di crisi di Caserta – aggiunge – è tra le Aree paradigmatiche di uno sviluppo purtroppo interrotto, ma in cui nei prossimi anni cui continuerà a giocarsi la sfida tra crescita e declino. Aree contraddistinte dalla crisi di grandi impianti industriali e che, a maggior ragione, oggi ci impongono di individuare un nuovo percorso di sviluppo possibile tra vocazioni locali ed investimenti esterni”.
L’analisi del presidente designato non può, evidentemente, non tener conto dei numeri. Nel 2011 il Pil è aumentato nel Mezzogiorno dello 0,1%, a fronte dello 0,6% nel Centro-Nord. In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2011 è al 57,7% del valore del Centro Nord. La regione più ricca è stata la Valle d’Aosta, con 32.602 euro, seguita da Lombardia (32.538), la regione più povera è la Campania, con 16.448 euro.
In questo quadro, l’economia e la società di Terra di Lavoro sono caratterizzate da un contesto ancora più sfavorevole, dalla presenza della criminalità, dalla inadeguatezza della Pubblica Amministrazione, dalla carenza di infrastrutture oltre che, in generale, dalla scarsa flessibilità e dall’alto costo del lavoro e dalla politica fiscale che penalizza il reddito d’impresa.
Per invertire la rotta – dice Morelli – bisogna individuare e agire su possibili motori dello sviluppo. Il presidente designato ne individua più di uno. Per cominciare, l’industria della cultura, che può essere sicuramente uno dei principali drivers. Con investimenti integrati in cultura e innovazione i nuovi posti di lavoro potrebbero arrivare nel Sud a 250mila, di cui 100mila laureati. A Caserta – dove si registra un tasso di attività bassissimo (meno del 30%) – potrebbero essere migliaia. Quindi il turismo, i Servizi e la Green economy (riciclo dei materiali, energie rinnovabili ed risparmio energetico, edilizia di qualità, fonte di sviluppo e riqualificazione del tessuto industriale). E poi, c’è tutto un complesso ragionamento che passa attraverso l’ambiente (bonifiche e riqualificazione) e più in generale il territorio.
Ma attenzione, questo non significa dover abbandonare la vocazione industriale. Tutt’altro. Per intanto, va detto che l’industria incide per circa il 20% sul pil provinciale. Dunque, per uscire dalla crisi si deve puntare innanzitutto ad azioni miranti a fermare il declino, a salvaguardare e consolidare le industrie esistenti.
In questo senso bisogna sollecitare la burocrazia ad adottare comportamenti che diminuiscano gli oneri amministrativi per le aziende; sensibilizzare le amministrazioni e gli enti ad utilizzare il massimo dei fondi a loro disposizione a favore delle imprese, senza indulgere in iniziative e progetti di dubbia utilità; Migliorare l’impiego degli incentivi europei , nazionali e regionali; riqualificare le aree industriali anche con investimenti per superare lo spread digitale; aggregare le pmi in reti d’impresa; sostenere le Imprese nell’accesso al credito, all’innovazione, all’internazionalizzazione; costruire un nuovo modello di relazioni industriali sul territorio.
“Da qui il ruolo di Confindustria quale interlocutore autorevole, propositivo e critico delle Istituzioni, focalizzando l’attenzione sulla Pubblica Amministrazione, partecipando alle decisioni, esercitando un monitoraggio della spesa ordinaria e straordinaria, partecipando alla definizione delle scelte e delle strategie”.