Accordi collettivi scaduti e non rinnovati; margini tagliati unilateralmente fino al 70%; licenziamenti forzati degli addetti alla distribuzione; rifiuto di adottare diverse tipologie contrattuali; discriminazioni sui prezzi che spingono fuori mercato migliaia di impianti senza possibilità di reazione alcuna, vendite autostradali totalmente cannibalizzate. Sono questi solo alcuni dei comportamenti in aperta violazione delle leggi esistenti che l’industria petrolifera sta adottando sistematicamente, colpendo oltre 20.000 piccole imprese di gestione che occupano circa 120.000 persone e sostengono la sopravvivenza di altrettante famiglie.

E’ la denuncia che parte dalle Organizzazioni di categoria dei Gestori -Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio- affidata ad una nota congiunta. L’intenzione dei petrolieri è chiara: approfittare della confusione politica e della pesantissima crisi che ingessa il Paese, per regolare i conti con una intera categoria di lavoratori, consolidare le proprie rendite e scaricare sulla collettività il costo sociale di altri 120.000 disoccupati. Tutto questo con la responsabilità diretta e colpevole del Governo che, nonostante 14 differenti sollecitazioni formali e appelli di ogni tipo, si è sistematicamente sottratto a qualsiasi tipo di confronto ed è inerte di fronte alla violazione delle leggi in vigore. Compresa quella recentissima del decreto liberalizzazioni, rimasta per l’essenziale lettera morta. Un chiaro esempio è l’aggiramento della norma che avrebbe dovuto garantire la gratuità dei pagamenti con carte di credito e bancomat sia ai consumatori che ai gestori. Invece le banche pretendono il pagamento delle commissioni minacciando, in caso contrario, la “disdetta del servizio”. Ed anche su questo il Governo è muto non trovando il coraggio di fare un richiamo al sistema bancario. Allo stesso modo, un segnale particolarmente evidente dello stato di crisi è dato dalla condizione specifica delle autostrade dove gestori e consumatori sono fatti oggetto di una vera e propria discriminazione sui prezzi, esclusi da ogni tipo di sconto, che sta condannando le imprese di gestione al fallimento e la stessa rete autostradale alla totale marginalizzazione. Ai Gestori -conclude la nota di Faib, Fegica e Figisc/Anisa- i comportamenti di Governo e industria petrolifera non lasciano altra possibilità che adottare iniziative estreme di protesta e di difesa verso una aggressione gravissima, insopportabile e ingiustificata. Per questi motivi è stato deciso un pacchetto di iniziative che, per la loro asprezza crescente e per come vengono sufficientemente dilazionate nel tempo, si auspica possano finalmente consentire al Governo di attivarsi, avviando quell’azione di composizione delle vertenze collettive che, istituzionalmente, gli compete: da mercoledì 18 luglio, campagna di informazione e sensibilizzazione verso i cittadini e gli automobilisti; da lunedì 23 luglio, sospensione degli accordi collettivi per la parte riguardante il prezzo massimo di rivendita sui carburanti; da lunedì 30 luglio a domenica 5 agosto, sospensione dei pagamenti del rifornimento carburanti attraverso carte di credito, pago bancomat e carte bancarie; venerdì 3 a domenica 5 agosto, chiusura di tutti gli impianti di rifornimento carburanti, self service compresi, sia su rete ordinaria che autostradale, sulla cui viabilità verrà adottata una specifica articolazione delle chiusure, integrata con le azioni in corso, che verrà comunicata in seguito.

La Confesercenti Provinciale di Caserta esprime preoccupazione per i 400 distributori operanti nella provincia di Caserta, “Manifestiamo la nostra vicinanza a tutti gli operatori del settore e a coloro che aderiscano alla nostra Confederazione. – comunica Maurizio Pollini, presidente provinciale di Confesercenti – è un momento delicato per la categoria e appoggiamo senza remore le rimostranze verso le compagnie petrolifere”.

 

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