CAPODRISE – Protesta shock (e ironica) dei dipendenti del Mercatone Uno di Capodrise, in provincia di Caserta. Per difendere il posto di lavoro, ma anche per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle continue aggressioni alla dignità delle persone, trattate come vecchi elettrodomestici, le lavoratrici e i lavoratori hanno deciso di «vendere», anzi di «svendere», i propri uteri e il proprio seme genitale. «L’idea ci è venuta – rivelano – quando abbiamo appreso dalla stampa che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma della legge 40 del 2004 che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o di spermatozoi nei casi di infertilità assoluta». Il 16 aprile, al termine di un flash mob sulle note di «Mi vendo» di Renato Zero, i dipendenti hanno una maglietta gialla con su scritto «utero in svendita» e «seme in liquidazione». «Sappiano – proseguono – che è un messaggio forte, forse qualcuno storcerà il naso, ma di fronte al rischio di finire per strada, di vedere compromessa la prospettiva di vita di tanti di noi, ci sembrava l’unica strada. Poi, prendersi troppo sul serio nuoce alla salute».

DALLA PROVOCAZIONE ALLA REALTÀ – Se dalla provocazione si può sempre uscire, dalla realtà è più difficile. Al Mercatone Uno di Capodrise sono impiegati 38 dipendenti, 10 padroncini, 4 venditori esterni e 2 addetti alle pulizie, per un totale di 54 lavoratori. Si considerano, almeno per ora, dei sopravvissuti: sono un’aliquota degli oltre 300 lavoratori de I Giardini del Sole, il primo agglomerato per il commercio al dettaglio di Terra di Lavoro. Negli anni Novanta, l’area di via Retella era un punto di eccellenza, ora è un deserto. Prima del Mercatone Uno hanno chiuso i battenti Brico Verde e Iperspar (ex Carrefour). «Il 5 Marzo scorso – dicono i lavoratori – ci è stato comunicato che il punto vendita di Capodrise, insieme ad altri 12 negozi, doveva essere chiuso, giustificando il tutto con un piano di rientro voluto dalle banche, di circa 300 milioni di euro, da completare entro il 2016. Noi da subito, senza nessuna preclusione verso l’azienda, ci siamo attivati con molteplici proposte atte a favorire un congruo calo dei costi: dal dimezzamento del fitto al congelamento biennale della 13° e 14° alla riduzione volontaria dell’orario lavorativo, azzerando concretamente la perdita del conto economico 2013, che è di circa 600.000 euro. I proprietari non solo non hanno assolutamente tenuto conto delle nostre proposte, ma con un comportamento a dir poco spregevole, dopo aver speso quasi 2 milioni di euro per il restyling del punto vendita di Arzano (si poteva investire 1 milione per negozio) e dopo averci lasciato nell’abbandono più totale, ci hanno comunicato i tempi di dismissione del magazzino – 31 Maggio 2014! – impegnandoci per un’intera settimana nell’organizzazione di una pseudosvendita “svuota magazzino”. Insomma, oltre al danno, la beffa!». Dal 5 aprile i dipendenti sono in sciopero a oltranza, contro il “silenzio assordante” da parte dei vertici della nostra azienda e contro l’indifferenza della politica, al netto del sindaco Angelo Crescente e del consiglio comunale, che ci sono vicini».

DAI CANCELLI ALL’AULA CONSILIARE –Iniziative tese a valutare ogni forma di gestione delle attività equivalenti vicine e di nuove tipologie commerciali e produttive. Iniziative di rilancio dell’area in tutte le forme consentite. Eventuali agevolazioni fiscali e ottimizzazione delle infrastrutture. Salvaguardia dei livelli occupazionali con tutti gli strumenti previsti dalla legge. E, infine, coinvolgimento nella vertenza della Regione e del Ministero. Si snoda in cinque punti la delibera approvata, all’unanimità, dal consiglio comunale di Capodrise, convocato il 10 aprile, per discutere della crisi occupazionale di “Mercatone Uno” e dell’intero agglomerato commerciale de “I Giardini del Sole”, in via Retella. In quasi tre ore di dibattito, da più parti si è levato il giudizio negativo rivolto alla proprietà, che ha disertato la seduta. L’assemblea ha anche stigmatizzato l’assenza dei consiglieri Regionali eletti nel collegio casertano.

 

L’APPELLO DEI LAVORATORI –La protesta proseguirà a oltranza almeno fino al 1 maggio. Il loro appello ai colleghi di tutta Italia: «Pretendete dai vostri dirigenti la professionalità, la competenza e l’esperienza, perché ciò che sta distruggendo il nostro sistema lavorativo è la mediocrità, l’incompetenza e l’inesperienza dei tanti personaggi che popolano le nostre aziende, e che stanno massacrando migliaia di posti di lavoro».

 

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