Ho visitato cinque padiglioni di altrettante regioni; la bontà del cibo e de vini e, soprattutto il calore dell’accoglienza , che mi avete riservato, non hanno uguali”. E’, in sintesi, il commiato affettuoso di Giancarlo Caselli, procuratore della Repubblica di Torino, al termine della visita, che ha reso allo stand in cui sono ospitati i produttori di vino di Terra di Lavoro presenti alla 47ma edizione di Vinitaly a Verona.
Guidato dal presidente della CCIAA, Tommaso De Simone, l’alto magistrato, che era accompagnato dalla moglie, dopo avere preso visione dell’allestimento complessivo dello spazio dedicato ai prodotti vitivinicoli casertani, si è intrattenuto per un assaggio della mozzarella di bufala dop e di maialino nero casertano. La degustazione, naturalmente, è stata accompagnata da un calice dei vini autoctoni più famosi: l’asprinio di Aversa ed Falerno del Massico. “Sono delle vere e proprie eccellenze” è stato il suo convinto commento. “Superiori a quelle piementosi?” è stata la domanda di De Simone rivolta al Caselli, che come è noto, è torinese. “Sono due eccellenze diverse” la risposta, arguta e diplomatica del magistrato. Insieme con Caselli, hanno gustato le prelibatezze casertane il presidente nazionale di UnionCamere, Ferruccio Dardanello, il presidente nazionale di Coldiretti, Sergio Marini, il direttore regionale della stessa organizzazione, Prisco Lucio Sorbo, il consigliere delegato all’Agricoltura Daniela Nugnes. Ad accompagnare Caselli, il procuratore Donato Ceglie.
Prossima alla conclusione (i battenti chiudono domani, per chi legge) questa edizione di Vinitaly è stato un vero successo per Caserta. “Abbiamo registrato un incremento tanto inatteso quanto significativo delle presenze, a cominciare da quelle straniere, di gran lunga superiori a quelle dello scorso anno” è il coro, unanime, degli espositori di Terra di Lavoro. Anche se un bilancio non è ancora possibile, una stima prudentissima ma più che attendibile, segnala che ci sono stati, sino a ieri, circa 20.000 contatti con un incremento di un buon 10 per cento rispetto all’ultima edizione. In crescita sono soprattutto i buywer esteri. “Giapponesi, Cinesi, Statuinitensi, Canadesi ma anche operatori del Nord Europa, che, per la prima volta, si sono fermati a degustare falerno, asprinio e casavecchia per poi sottoscrivere contratti. “Quello che più ci ha colpiti – afferma Antonio Pagano – è la preparazione dei nostri interlocutori, sia italiani sia stranieri, sui nostri vini autoctoni”.
Quella della provincia di Caserta è una realtà vitivinicola in crescita e di grande interesse. Poco più di 4.000 ettari vitati (13% della superficie totale) per circa 260 mila ettolitri di vino (10% del totale regionale), circa 60 aziende imbottigliatrici, quattro denominazioni di origine e due a indicazione geografica per un totale di quasi quaranta tipologie di vini: sono questi i credits che fanno del casertano un distretto dinamico, con tante anime e soprattutto opzioni estremamente diversificate da un punto di vista stilistico e commerciale.