L’accordo Ue per salvare Cipro si rivela un fallimento, si teme che possa creare un brutto precedente e l’Eurozona è costretta a ridiscuterlo in tutta fretta: bocciato dai mercati, affossato dal giudizio della Russia, rinnegato anche da molti che l’hanno concepito, ha talmente spaventato i correntisti che il governo di Nicosia ha dovuto chiudere le banche fino a giovedì e ora assieme all’Eurogruppo corre ai ripari per ridefinire la contestatissima tassa sui depositi, salvando quelli più bassi.
Per tranquillizzare anche tutti i cittadini europei che temono per i propri risparmi: se passasse il principio che si può prelevare dai conti correnti per salvare un Paese, nessuno sarebbe più al riparo. Ma l’Italia “é al sicuro”, per il presidente Consob Giuseppe Vegas. “L’Eurogruppo ritiene che i piccoli depositi devono essere trattati diversamente dai grandi depositi e riafferma l’importanza di garantire quelli sotto i 100mila euro. Le autorità cipriote introdurranno una maggiore progressività nella tassa una tantum rispetto a quanto deciso il 16 marzo, fermo restando il tetto degli introiti stabilito”. I ministri della zona euro in sessione straordinaria cercano di rimediare alla contestata intesa di sabato scorso in modo che anche il Parlamento di Nicosia possa domani dare il via libera al salvataggio. Per pesare di meno sui piccoli risparmiatori, Cipro potrà ora decidere come ridistribuire l’ ‘una tantum’. L’importante, chiede l’Eurogruppo, è che resti invariato l’introito previsto di 5,8 miliardi di euro. Un’ipotesi è stangare del 15% i conti sopra i 500mila euro, per la maggior parte intestati a cittadini russi (il totale dei loro depositi ammonterebbe a circa 20 miliardi di euro su un totale di quasi 69 miliardi di euro depositati in tutte le banche cipriote).