La pizza margherita compie 125 anni, come documenta una lettera del capo dei servizi di tavola della Real Casa Camillo Galli che nel giugno 1889 convocava il cuoco Raffaele Esposito della pizzeria Brandi al Palazzo di Capodimonte perché preparasse le sue famose pizze per Sua Maestà la regina Margherita. E’ quanto ricorda la Coldiretti nel sottolineare che venne così creata la prima pizza margherita dove i condimenti – pomodoro, mozzarella e basilico – rappresentavano la bandiera italiana. Secondo un sondaggio della stessa organizzazione agricola, oggi il 39 per cento degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia e che la pizza sia la parola italiana piu’ conosciuta all’estero. La margherita – aggiunge Coldiretti – è ora di gran lunga la preferita nel mondo, affermandosi soprattutto negli Stati Uniti dove si registra il record dei consumi di pizza, con una media di 13 chili per persona all’anno (italiani al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa). Negli Usa il business della pizza vale 40 miliardi di dollari, con il 93 per cento degli americani che la consuma almeno una volta al mese. In Italia si stima che la pizza generi un fatturato di 10 miliardi di euro, con oltre 250mila addetti e 50mila pizzerie. Anche le pizzerie hanno tuttavia risentito della crisi – sottolinea Coldiretti. Secondo un’indagine elaborata dalla stessa organizzazione agricola con Ixe’, il 25 per cento dei consumatori ha rinunciato del tutto ad andare in pizzeria, mentre il 40 per cento ha ridotto le presenze rispetto a inizio crisi. Solo il 22 per cento continua ad andare in pizzeria con la stessa frequenza e l’uno per cento ci va addirittura di piu’. “La tendenza al risparmio ha purtroppo colpito anche l’originalità degli ingredienti – osserva Coldiretti – tanto che quasi due pizze su tre servite in Italia sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori”. Non mancano tuttavia le iniziative per garantire l’autenticità del prodotto – conclude Coldiretti -, come quella dell’Associazione verace pizza napoletana che ha elaborato un disciplinare esportato anche all’estero.