Quarantadue stanze di quattro metri e mezzo ognuna, per dormire una notte con 25 euro oppure riposare per un paio d’ore prima di prendere un volo. E’ BenBo, il primo capsule hotel d’Italia, che è stato inaugurato stamattina all’interno dell’aeroporto di Capodichino, a Napoli. L’albergo è un “bed and boarding” che offre ai clienti una capsula singola che somiglia a una casetta colorata, con una smart tv, un letto, un ripiano su cui è possibile lavorare al computer o leggere, un impianti di aria condizionata e una docking station per ricaricare telefoni, pc o tablet. Due delle stanze sono progettate per accogliere disabili. In comune i bagni, ma si tratta di sedici bagni singoli, ognuno con una doccia indipendente e che vengono puliti dopo ogni utilizzo. L’albergo è stato costruito nella palazzina Pegaso, che ospitava tra l’altro la mensa dell’Ati e che è data in concessione dallo Stato alla Gesac, la società che gestisce lo scalo partenopeo, che a sua volta l’ha data con subconcessione agli imprenditori napoletani che hanno realizzato il progetto di architettura dello studio partenopeo Studiotre, con un investimento finora di un milione di euro. Una notte costa 25 euro, ma si può riposare anche per un’ora a 8 euro, prezzo che scende a sette per la seconda ora e a sei per la terza. “L’albergo – spiega Armando Brunini, amministratore delegato di Gesac – si rivolge a una clientela business che sta crescendo a Capodichino, di pari passo con la crescita del turismo internazionale”. E infatti, spiegano i responsabili dell’hotel, la clientela a cui si rivolge BenBo è anche quello dei giovani che viaggiano zaino in spalla, portando all’interno dell’aeroporto il concetto di ostello, ma anche per le famiglie, visto che le stanze sono comunicanti. In sviluppo c’è anche l’allargamento di BenBo che in un edificio adiacente avrà anche 30 camere matrimoniali. Al termine le stanze saranno 72. “L’idea – spiega Carlotta Tartarone, project manager di Studiotre – nasce da una rielaborazione delle capsule che ci sono all’aeroporto di Tokio, ma è un esperimento unico in Italia al momento. Abbiamo scelto Napoli perché è la nostra città, ma siamo già in contatto con gli aeroporti di Roma, Bergamo e Palermo per esportare il modello”.

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