Diciotto milioni di euro di perdite: è la cifra stimata dalle oltre duemila aziende agricole di Acerra (Napoli), per la “pubblicità negativa” sulla cosiddetta Terra dei fuochi. I titolari delle aziende, domani, scenderanno in piazza a bordo dei trattori per chiedere una mappatura dei terreni realmente inquinati dai rifiuti. Gli agricoltori si riuniranno davanti al cimitero (alle ore 7), per poi percorrere le principali strade cittadine dove spiegheranno ai cittadini che i loro prodotti non sono inquinati “né avvelenati”.

“Le vendite sono crollate fino al 50 per cento in poche settimane – spiega per tutti Pasquale Pirolo – ci hanno definiti assassini, artefici dei tumori sui nostri territori, ad Acerra come in tutta la Campania. Ma non è così. I nostri prodotti finiscono dapprima sulle nostre tavole, e poi nelle grandi filiere, quindi sono ‘supercontrollati’, perché nessuno rischierebbe di perdere tutto, dall’agricoltore al distributore. Quando hanno cominciato a dire che il territorio era inquinato, abbiamo fatto effettuare analisi sui prodotti e sui pozzi, che sono risultati sani, come testimoniano analisi private ed istituzionali. Ma le persone hanno paura, condizionate anche dalle notizie che giungono attraverso tv e giornali, e non vogliono più la nostra frutta, i nostri ortaggi, la verdura. Noi ora vogliamo chiarezza, e vogliamo raccontare la verità sulle nostre terre, che non sono inquinate”. Gli agricoltori ricordano che la Campania è “la terra più fertile d’Italia”. “Una piccola parte è inquinata – concludono – ma noi, invece, sappiamo tutto dei nostri terreni, che sono coltivati da intere generazioni. E’ bastato qualcuno che ha lasciato inquinare il proprio terreno per farci passare tutti come assassini, e rovinare un’intera economia. Finora abbiamo calcolato perdite per 18 milioni di euro per le 2100 aziende agricole del territorio, senza pensare a quelle che saranno le perdite future”.

 

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