Compiono 5 anni i “Pacchi alla camorra”, i cesti natalizi di Libera e della Fondazione Polis, composti con i prodotti delle terre confiscate alle mafie. Il “Pacco alla camorra” è il risultato di un progetto che vede coinvolte 16 imprese, tra cui cooperative sociali, aziende che hanno denunciato il racket, associazioni e il Comitato don Peppe Diana. Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, ha invitato tutti a “regalare per Natale il Pacco alla camorra”. “È frutto di un lavoro fatto quotidianamente – ha affermato – e noi vogliamo sintetizzare in questa occasione l’impegno delle associazioni con un simbolo che è questo pacco alla camorra”. “Facciamo il punto della situazione – ha detto Paolo Siani, presidente di Polis – partendo dalle attività che l’associazione svolge. Possiamo fare milioni di marce, appelli e iniziative ma quello che alla camorra dà più fastidio è quando ci appropriamo dei loro beni. Gli straordinari ragazzi delle cooperative sono costretti a subire per questo gli atti di vandalismo”. E ha parlato di “antimafia sociale” per resistere anche di fronte agli atti vandalici, come la distruzione dei prodotti delle terre confiscate. Geppino Fiorenza di Libera Campania ha ricordato che tramite Polis sono state assegnate anche borse di studio ai parenti di vittime innocenti delle mafie. Nell’occasione, si presenta anche il nuovo Comitato Scientifico della Fondazione Polis, composto da 11 rappresentanti della cultura e delle professioni del territorio regionale. Il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Rhao, ha sottolineato che attraverso le confische “si colpiscono i clan”. “Con il pacco alla camorra siamo giunti al quinto anno – ha concluso – ciò dimostra che esiste una continuità non solo dell’iniziativa, ma anche della produzione dei terreni”. Con l’iniziativa, si mira anche a promuovere una filiera produttiva etica e il lavoro delle cooperative giovanili sui terreni confiscati alle mafie e alcune tra le migliori esperienze di legalità del territorio regionale.


 

 

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