L’Osservatorio Economico di Unioncamere Campania ha pubblicato il report sul sistema imprenditoriale regionale sul primo trimestre 2012. Imprese registrate, attive, iscritte cessate: i dati del I trimestre 2012 mostrano saldi negativi delle iscrizioni
e cessazioni di imprese in tutte le regioni italiane, ad eccezione del Lazio. L’andamento negativo della numerosità imprenditoriale su tutto il territorio italiano nei primi tre mesi del 2012 riflette le conseguenze delle forti tensioni che hanno interessato il nostro Paese a partire dall’agosto del 2011, a causa della crisi dei debiti sovrani europei e delle politiche di rigore che sono susseguite. L’andamento delle imprese attive nel I trimestre 2012 è stato negativo per tutte le regioni italiane.
In Campania, la base imprenditoriale si è ridotta del -0,7% rispetto al consuntivo 2011, una delle flessioni più contenute nel confronto con le altre regioni italiane ed al di sotto della media nazionale (-0,8%). Presentano variazioni meno negative della Campania solo le regioni della Toscana e della Lombardia (-0,4%) ed il Lazio (-0,3%); le regioni che hanno risentito maggiormente della congiuntura negativa sono state l’Abruzzo (-1,7%) e il Molise (-1,5%). A livello provinciale si registrano ovunque variazioni negative, le più contenute nelle provincie di Caserta (-0,2%) e di Napoli (-0,5%) e la più marcata in provincia di Benevento(-1,4%); la contrazione osservata nelle province di Salerno e Avellino è stata pari a -1,2%.
In Campania, nei primi tre mesi del 2012, si sono iscritte 8.662 imprese a fronte di 10.177 che sono cessate, determinando un saldo negativo pari a -1.515 unità (Italia -38.592). Il contributo al saldo negativo campano è da ricondursi ai saldi osservati nelle province di Salerno (-978), Avellino (-544) e Benevento (-442), a cui fanno fronte, invece, dei saldi positivi per le imprese delle province di Napoli e Caserta (rispettivamente: +421 e+28). In generale, le imprese attive nella regione al I trimestre 2012 ammontano a 469.100 e costituiscono l’84,4% delle imprese registrate, quota in leggera flessione rispetto al dato del 2011. Il calo dell’incidenza delle imprese attive sulle registrate è da attribuirsi principalmente alle provincie di Napoli e Salerno, dove questa quota continua a diminuire dal 2011.
A livello nazionale, la quota delle imprese attive sulle imprese registrate (86,2%) è rimasta all’incirca quella dell’anno passato. Imprese registrate, attive, iscritte cessate per settore Da un’analisi sulla composizione settoriale delle imprese attive in Campania emerge il prevalere del commercio nell’economia regionale, che rappresenta il 37,5% del totale, una quota di dieci punti superiore a quella nazionale (27,0%). A livello provinciale, il commercio rappresenta l’attività principale nelle province di Napoli, Caserta e Salerno, con una quota rispettivamente del 44,0%; del 36,2% e del 33,4% sul totale. Più marginale è il ruolo rivestito da questo settore nelle province di Avellino (25,9%) e Benevento (21,6%). Un altro settore molto importante per l’economia campana è l’agricoltura, che presenta una quota del 14,5% sul totale delle imprese attive, in linea con il dato nazionale (15,6%). Tale settore ha un ruolo preponderante nelle economie delle province di Benevento (41,3%) e di Avellino (30,4%); mentre ha un peso relativamente più contenuto nel salernitano (19,0%) e nel casertano (17,8%) e marginale nel napoletano (5,0%).
Le imprese del settore delle costruzioni rappresentano il 12,6% del totale regionale, mentre la quota delle imprese manifatturiere è pari a 8,7%; entrambi questi dati sono inferiori ai valori medi nazionali (rispettivamente: 15,6% e 10,2%). Le province in cui il manifatturiero ha la sua quota più rilevante sono quelle di Avellino (9,6%), Napoli (9,0%) e Salerno (8,8%); mentre la quota delle imprese delle costruzioni è uniforme tra le varie province, ad eccezione di Caserta dove il dato è superiore alla media regionale (16,1%). Per quanto concerne il settore terziario, la diffusione sul territorio campano risulta sostanzialmente in linea con quella nazionale. In particolare, il settore del turismo ricopre in Campania la stessa quota che è registrata in media a livello nazionale (6,7%). Vicino al dato nazionale risulta anche l’incidenza delle imprese di noleggio e agenzie di viaggio (2,5%) e quella delle attività finanziarie e assicurative (1,9%).
La maggior parte delle imprese terziarie si distribuiscono nelle province di Napoli e Salerno, in particole quelle attive nel turismo (rispettivamente: 7,0% e 7,4%) e nelle attività di noleggio e agenzia di viaggio (3,0% e 2,3%). L’andamento delle imprese attive per settore in Campania, al I trimestre 2012, segue in linea di massima l’andamento nazionale e presenta variazioni negative della base imprenditoriale di quasi tutti i settori, ad eccezione del settore delle attività mobiliari e di quello della fornitura di energia elettrica, che presentano una variazione positiva (rispettivamente: +0,1% e +1,4%); e fatte salve le imprese del turismo e delle attività estrattive, che restano, invece, stazionarie, discostandosi dal dato nazionale che risulta in calo per entrambi questi settori (rispettivamente: -0,2% e -1,1%). In particolare, il calo più significativo si osserva per il settore agricolo, dove il numero delle imprese si è ridotto del -2,4% ed in misura maggiore rispetto alla media nazionale (-1,7%).
Altre contrazioni si osservano nei settori delle costruzioni (-1,0%), nelle attività finanziare e assicurative (-1,0%), nel manifatturiero (-0,8%) e nel commercio (-0,3%). Tra le imprese di questi settori, solo quelle delle attività finanziare e assicurative presentano una riduzione maggiore rispetto alla media italiana (-0,6%); mentre le variazioni negative degli altri settori risultano di poco sotto la media. A livello provinciale, la contrazione della numerosità imprenditoriale del settore primario si osserva su tutto il territorio regionale e, in particolare, a Salerno (-3,8%); anche le imprese delle costruzioni e delle attività finanziarie ed assicurative sono diminuite un po’ ovunque e le riduzioni più marcate si osservano, per le imprese edili, ad Avellino (-2,1%) e a Benevento (-1,3%), e per le imprese finanziario – assicurative ancora a Benevento (-2,0%). Le imprese manifatturiere si riducono in quasi tutte le province, ad eccezione di Caserta (+0,1%), e in misura maggiore a Napoli (-1,1%) e ad Avellino (-1,1%); similmente, il settore del commercio presenta una variazione positiva solo nella provincia di Caserta (+0,3%), mentre nelle altre province le variazioni sono negative e la più marcata si osserva a Salerno (-1,0%).
Si discosta da questo andamento negativo, il settore delle attività estrattive, che generalmente è rimasto stazionario, segnando una variazione positiva a Salerno (+2,5%) e una negativa a Caserta (-1,3%). Per quanto riguarda gli altri settori terziari, la variazione positiva delle attività immobiliari è da ricondursi alle province di Benevento, Avellino e Salerno, (rispettivamente: +4,0%, +0,8% e +1,6%), mentre nelle altre province le imprese di questo settore sono diminuite. Il turismo, che nel complesso è rimasto stazionario, cresce a Salerno e a Caserta (rispettivamente: +0,4% e +0,9%) e si riduce altrove. A livello regionale sono diminuite le imprese delle attività professionali e scientifiche (-0,4%), spinte dal calo che si osserva nel napoletano (-1,2%) e nonostante gli aumenti registrati a Caserta (+1,5%), Benevento (+0,8%) e Salerno (+0,6%). In generale si osserva che nella provincia di Napoli, in linea con l’andamento del 2011, sono diminuite le imprese di quasi tutti i settori sia nell’ambito dell’industria e dell’agricoltura, sia nel terziario.
Al contrario, nelle province di Benevento, Salerno e Caserta, a fronte di contrazioni significative del settore primario, si registrano andamenti positivi di numerosi comparti terziari. L’analisi dei comparti manifatturieri della Campania evidenzia la presenza di tre settori principali: la fabbricazione di prodotti in metallo (17,2% del totale manifatturiero), l’industria alimentare (16,5%) e la confezione di articoli di abbigliamento (11,5%). Il primo di tali comparti è fortemente presente nelle economie di tutte le province e in misura lievemente superiore a Benevento (18,4% del manifatturiero locale) e a Caserta (18,2%). L’industria alimentare è il comparto con il maggior peso per le province di Benevento (23,7%) e di Salerno (18,9%); mentre la confezione di articoli di abbigliamento ha un ruolo importante principalmente a Napoli (13,9%). Dei tre comparti principali solo l’industria alimentare non ha subito variazioni durante il I trimestre 2012; le imprese di tale settore sono aumentate nelle province di Salerno (+0,6%) e di Benevento (+0,4%) e diminuite altrove.
Al contrario, si riducono in tutte le province le imprese della fabbricazione di prodotti in metallo (Campania: -1,2%) e, ad eccezione di Caserta (+1,2%), quelle della confezione di articoli di abbigliamento (Campania: -0,9%). In particolare, il calo più marcato del comparto degli articoli di abbigliamento è stato ad Avellino (-1,3%), mentre quello dei prodotti in metallo a Napoli (-1,5%). Per quanto riguarda altri comparti manifatturieri, l’industria del legno e la lavorazione di minerali rivestono un ruolo importante per l’economia salernitana (rispettivamente: 10,6% e 8,5%) e per quella beneventana (9,6% e 9,0%); mentre ad Avellino risalta il peso della fabbricazione degli articoli in pelle (15,3%). Al I trimestre 2012, le riduzioni più significative delle imprese manifatturiere campane si osservano nei comparti dell’industria tessile (-2,3%), della fabbricazione di mobili (-1,7%), della stampa (-1,3%), dell’industria del legno (-1,0%) e della lavorazione di minerali (-0,9%). Al contrario, crescono le imprese della fabbricazione di articoli in pelle (+0,1%), principalmente a Caserta (+4,5%), e quelle della riparazione e manutenzione di macchine (+1,7%), spinte dagli aumenti delle provincie di Caserta (+5,2%) e Salerno (+3,1%). Imprese registrate, attive, iscritte e cessate per forma giuridica Da un’analisi della distribuzione percentuale per forma giuridica delle imprese attive in Campania emerge che, nel I trimestre 2012, sono diminuite tutte le tipologie d’impresa.
La Campania presenta sul proprio territorio una prevalenza di ditte individuali (63,0%), con un’incidenza che risulta di poco superiore a quanto si osserva in media a livello nazionale (62,3%). Le forme organizzative più complesse, come le società di capitali, rappresentano una quota del tessuto produttivo pari al 17,8%, leggermente inferiore a quanto avviene in media in Italia (18,3%), ma in crescita già da alcuni anni. Anche le società di persone hanno un’incidenza inferiore al dato nazionale (Campania: 16,3%; Italia: 17,1%), mentre le “altre forme” giuridiche sono lievemente più diffuse in Campania (2,9%) che in Italia (2,4%). A livello provinciale si osserva che la provincia di Napoli è quella che presenta la più alta incidenza di società di capitali (21,7%) e di società di persone (22,0%), ed ha pertanto una quota meno incisiva di ditte individuali (53,4%). Nelle altre province, invece, più del 70% delle imprese sono ditte individuali e, nel restante 30%, prevalgono le società di capitali. In particolare, le società di capitale costituiscono il 14,9% delle imprese attive totali a Caserta, il 14,4% ad Avellino, il 13,7% a Benevento ed il 13,6% a Salerno. Dal punto di vista dinamico, nel I trimestre 2012, in Campania la contrazione più significativa è stata quella delle società di persone (-1,2%), che sono diminuite anche a livello nazionale (-0,8%).
Le imprese di tale tipologia presentano variazioni negative in tutte le province, ad eccezione di Caserta, dove sono rimaste invariate; la riduzione più significativa si registra nel napoletano (-1,5%). Anche le ditte individuali sono diminuite sia in Campania (-0,7%) sia in Italia (-1,2%). A livello provinciale, le imprese individuali si sono ridotte in maniera più marcata a Salerno (-1,7%) e ad Avellino (-1,6%), mentre sono aumentate in provincia di Napoli (+0,1%). Per quanto riguarda le società di capitali, la riduzione sul territorio campano è stata pari a -0,3% in controtendenza rispetto al dato italiano, che mostra un aumento del +0,4%. Il calo delle società di capitali campane è da attribuirsi interamente alla provincia di Napoli (-1,1%), in quanto tutte le altre province registrano un aumento di tale tipologia di impresa; in particolare gli aumenti più significativi si osservano a Benevento (+1,7%) ed a Salerno (+1,0%). Infine, le “altre forme” giuridiche si riducono del -0,6% in Campania, mentre sul territorio nazionale risultano in aumento (+0,2%).
Tali forme giuridiche sono diminuite in provincia di Napoli (-0,9%) e di Avellino (-4,3%), mentre crescono altrove. Nelle province campane si osserva, dunque, una tendenza alla ristrutturazione del tessuto produttivo a favore di forme organizzative più complesse: ovunque crescono le società di capitali a scapito di altre tipologie d’impresa, che si riducono; fatta eccezione per le “altre forme” giuridiche che segnano degli aumenti a Benevento, Caserta e Salerno. Presenta una situazione diversa la provincia di Napoli, dove, al I trimestre 2012, registrano una lieve variazione positiva solo le ditte individuali.