«Lo vogliamo dire al presidente Renzi, dando testimonianza della speranza che è in noi: rottamiamo pure le vecchie questioni e le vecchie logiche assistenziali, ma, nell’ambito del ‘sistema Paese’, valorizziamo le grandi potenzialità e le enormi risorse, umane e intellettuali, meridionali. Il Sud non può finire nella povertà». Il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, commenta così i dati Svimez sul Mezzogiorno. «In questi anni abbiamo potuto registrare soltanto indifferenza, egoismo e disinteresse, se non negligenza, dinanzi alle grandi e gravi difficoltà dei nostri territori e della nostra gente. Tanto, troppo tempo viene dedicato agli interessi personali e di parte piuttosto che alla riflessione, alle scelte e ai progetti reali per far uscire il Sud dall’emergenza cronica e imboccare la strada del riscatto e dello sviluppo. C’è un Sud fatto di tanti Sud dimenticati, abbandonati al loro destino, per cui non ci dobbiamo sorprendere se da Svimez ci viene detto sostanzialmente che quello meridionale è popolo destinato alla povertà assoluta», sottolinea Sepe. «Abbiamo tutti il dovere di reagire contro questa tendenza e questo rischio. Dobbiamo lavorare per costruire il bene comune, il futuro dei nostri giovani. Noi Chiesa siamo pronti a fare la nostra parte e a camminare insieme verso una società più giusta. Lo abbiamo detto nel 2009 senza che qualcuno ci avesse dato ascolto. Lo ribadiamo oggi con la stessa convinzione e la stessa forza di allora, perché siamo ormai alla fine della folle corsa», ricorda l’arcivescovo.

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