I dipendenti del Consorzio di bonifica del Basso Volturno, che non percepiscono lo stipendio da quattro mesi, nei giorni scorsi hanno chiesto le dimissioni del presidente Angelo Lupoli e del consiglio di amministrazione del Consorzio. Lupoli replica andando subito al cuore della questione: “ Meglio essere chiari. Nella posizione debitoria in cui si trova il Consorzio, non si può far finta di niente e questo significa abbandonare una volta per tutte le vecchie logiche”.
Il messaggio è chiaro, l’invito alla morigeratezza ancor di più. “ Fin dal nostro insediamento abbiamo attuato scelte tese ad incrementare le entrate e a ridurre i costi, attuando il principio di razionalizzazione della spesa e – annuncia Lupoli- sono orientato a proseguire in questa direzione. Ne va della sostenibilità del consorzio ed è meglio che tutti lo comprendano”. Ma cosa c’è da fare? “Vanno superate le anomalie, che portano a sperpero di denaro, e a dare il buon esempio ho deciso di essere io per primo: non è un caso se ho ridotto la mia indennità e se ho deciso di non percepire alcun rimborso per gli spostamenti di lavoro o di utilizzare il mio telefono personale anche per le chiamate lavorative. Bisogna cambiare, vanno individuate – e lo stiamo già facendo, riferisce a nome suo e del Cda- le zone grigie di una gestione fallimentare e intervenire sanandole, anche con azioni forti”. Piglio deciso il presidente Lupoli. “Capisco che per qualcuno posso essere un presidente scomodo, ma quel che mi stupisce è come mai siano state chieste le mie dimissioni, visto che la situazione economica dell’ente è nota a tutti e che lo sono soprattutto gli sforzi che esercito al massimo delle mie possibilità istituzionali e professionali. Quindi di certo non mi si può imputare inerzia, negligenza o inadeguatezza. E probabilmente la richiesta delle dimissioni affonda radici in ragioni più complesse, diverse evidentemente da quelle esternate. Qualche idea ce l’ho. Forse non è vista di buon occhio la mia azione riorganizzativa? Non è gradita l’azione di spending review che, in rappresentanza di un ente pubblico, che, tra l’altro versa in precarie condizioni finanziarie, mi sento chiamato a svolgere? O forse – incalza- si teme di perdere qualche beneficio con una presidenza che non indietreggerà di un solo passo su una gestione etica e responsabile?”. L’auspicio è che ci si ravveda. “ Mi auguro che tutti coloro che oggi vivono il dramma della mancata corresponsione degli stipendi comprendano che è necessario un nuovo e sempre più morigerato atteggiamento. Non mi si può chiedere di sanare i debiti del Consorzio mettendo oltremodo le mani nelle tasche dei contribuenti, che sono già fin troppo tartassati. Il Consorzio deve farsi pagare in modo legittimo per i servizi che offre e non per ciò che non garantisce. Se dovessi essere costretto a questo, allora si che rassegnerei le mie dimissioni. E invece sono certo che per risanare le casse dell’ente, bisogna cominciare innanzitutto dall’abbattimento di sprechi che non saranno assolutamente consentiti dalla mia presidenza”. Di mezzo c’è la sopravvivenza stessa del consorzio. “E a questo proposito – incalza Lupoli- invito la Regione Campania ad un’assunzione di responsabilità. Ci dica la Regione che cosa intende fare con i consorzi, che si approvi finalmente la legge sul loro riordino e che ci fornisca gli strumenti per poter andare avanti, senza dover lavorare perennemente in una situazione di precarietà”. Non risparmia poi il presidente un commento sulla polemica sollevata dai sindacati in merito all’anticipazione dell’inizio dell’attività irrigua per l’impianto di Parete, nella terra dell’ ex Resit. Lupoli non nasconde lo sconcerto. “Siamo in un sito dove le ecomafie hanno danneggiato l’ambiente creando condizioni di rischio per la salute umana e, dinanzi a un dramma del genere, oggi che della nostra terra si parla a livello internazionale come Terra dei fuochi, il consorzio dovrebbe negare l’acqua per irrigare in modo “sano” i campi? E’ un servizio che mai il consorzio potrà negare, non solo perché esso richiederà solo sforzi minimi al personale, ma anche e soprattutto per la valenza ambientale e sociale che esso riveste”.