A Napoli oggi si sono riviste le stesse scene di un anno fa. Per gli operatori turistici la seconda Pasqua consecutiva senza prenotazioni è un risultato atteso già da molte settimane, almeno da quando lo scoppio della terza ondata della pandemia e la nuova zona rossa hanno cancellato tutte le velleità di rinascita. Rispetto allo scorso anno ci sono, però, differenze sostanziali e la crisi ha aperto prospettive inquietanti. I magrissimi incassi della Pasqua 2020 scaturivano da un’improvvisa calamità che, nemmeno secondo le più fosche previsioni dell’epoca, avrebbe potuto far sentire ancora tutti i suoi effetti, a 12 mesi di distanza. La timida ripresa estiva aveva lasciato sperare in un progressivo ritorno a livelli decenti, già da questa primavera. Ma la realtà è ben diversa. Quella odierna è una vera e propria disfatta, giunta al termine di una stagione disastrosa. A Napoli, secondo il Codacons, che ha realizzato un’indagine sul calo di visitatori nelle grandi città, nelle feste di Pasqua ci saranno 80mila turisti in meno rispetto al 2019, con una diminuzione degli incassi stimata in 15 milioni di euro. Quelli del Codacons sono forse dati sottostimati. Il crollo delle presenze in città – pressoché azzerate quest’anno – è molto più significativo numericamente, ma da queste cifre è possibile partire per una prima valutazione dell’impatto delle misure anti-Covid sul primo break primaverile e, soprattutto, sulla passata stagione. Nel 2020 il settore alberghiero a Napoli ha fatto registrare perdite di fatturato per oltre 240 milioni di euro. Un crollo che rispecchia i dati relativi al tasso di occupazione delle camere, che nel 2019 era pari all’80%, con picchi dell’85% durante le festività, e un anno dopo – per effetto della pandemia – è diminuito al 15%. Dopo la parentesi estiva che ha rappresentato una boccata di ossigeno, il 50% delle strutture alberghiere ha chiuso i battenti. Le campagne vaccinali nelle isole del Golfo rappresentano una prima risposta ai problemi del comparto turistico in quelle zone. Per gli operatori del settore occorrerà trovare soluzioni analoghe per Napoli. Secondo Confturismo, il 40% delle imprese del comparto è a rischio. Un dato riferito a tutta l’Italia, ma che sembra attendibile anche per le aziende partenopee.

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