Il boom turistico c’è, ma non ci sono i lavoratori. Manca all’appello un esercito di dipendenti, nei diversi settori dell’accoglienza partenopea. Siamo al cospetto di uno dei paradossi più significativi di questa primavera-estate 2022, la prima post-Covid, caratterizzata da un afflusso di visite all’ombra del Vesuvio che sta superando le più rosee aspettative. È stata proprio la pandemia, almeno in parte, a generare la difficoltà di reperire personale stagionale (e non solo) per albergatori e ristoratori. «Tanti ex camerieri o lavoratori con voucher – denunciano dalle associazioni – si sono spostati sul delivery e sull’edilizia». Ovviamente, ai cambi di settore, va aggiunto il fattore reddito di cittadinanza, che ha svuotato di dipendenti sale, alberghi e b&b. Lo scenario è drammatico, in certi casi. E i numeri lo confermano: «5600» lavoratori “assenti” solo a Napoli, che diventano «16mila» se si estende il problema alla provincia. Tra le ipotesi allo studio del governo, spicca la semplificazione per l’inserimento di stagionali stranieri. Alberghi, b&b, ristoranti: i dipendenti mancanti ci sono per tutti. Stando alle cifre, Napoli rischia di farsi trovare impreparata per le enormi occasioni di guadagno prospettate dal boom turistico. Il problema della penuria di personale di questa stagione 2022 è complesso, va esaminato da più lati e affonda le radici in fattori diversi, di natura sociale, culturale, pandemica e fiscale. Di fatto, però, resta il gioco facile per il lavoro nero. E resta l’indotto in fumo per gli imprenditori del settore trainante dell’economia cittadina. I dati forniti da Fipe Confcommercio Campania sui pubblici esercizi, in questo senso, parlano chiaro. Sono ben «5mila» i dipendenti in meno nelle sale dei ristoranti e dei bar napoletani. Numero che sale a «12mila» se si aggiunge anche la provincia. Nel dato si calcolano tutti i settori relativi alla ristorazione: baristi, pizzaioli, cuochi e camerieri. Discorso analogo arriva da Abbac, l’associazione di categoria di b&b e affittacamere. Su circa 1000 associati partenopei, mancano «600 operatori». Oltre «4mila» nelle 8mila strutture della provincia. Parliamo di personale addetto alla pulizia delle stanze, ragazzi e ragazze col ruolo di accogliere i turisti per check-in o check-out.

Più che di disoccupazione, insomma, si parla di inoccupazione. E il discorso riguarda diverse figure professionali dell’accoglienza: oltre ai camerieri, c’è penuria di facchini, colf, portieri. Le cause del deficit sono diverse, come le soluzioni in ballo. «Abbiamo chiesto al governo di riprendere il voucher – dice Agostino Ingenito, presidente di Abbac – Il voucher, infatti, consentiva ai lavoratori di essere chiamati con paga oraria e contributi: per un’ora di pulizia si acquistava un voucher dal tabaccaio. Il 70% dei dipendenti occasionali dei b&b si organizzava in questo modo. Nel 2020 il governo lo eliminò, perché riteneva che ci fossero stati abusi nell’utilizzo del voucher. Resta il contratto a chiamata, che al datore di lavoro costa di più. Stiamo dialogando con le agenzie interinali per risolvere il problema, ma i b&b raramente raggiungono i requisiti minimi di dipendenti per imbastire trattative». «La difficoltà nel trovare personale nel mondo turistico sta colpendo anche Napoli – spiega Antonio Izzo, presidente di Federalberghi Napoli – Non si tratta solo di un fenomeno stagionale. Durante l’emergenza Covid molte persone hanno cercato altri impieghi, soprattutto nell’edilizia, e il nostro settore ha perso attrattiva: il problema spesso non riguarda la remunerazione ma proprio il tipo di lavoro. Ne sta risentendo soprattutto la parte relativa alla ristorazione, con carenza di camerieri e di cuochi, ma mancano anche addetti al ricevimento e portieri notturni. Il ministro Garavaglia ha accennato alla possibilità di facilitare l’inserimento di stagionali stranieri nel mondo del lavoro per sopperire a queste mancanze. Potrebbe essere un’iniziativa interessante, ma dobbiamo valutarne i dettagli». Da Fipe arriva un altro tipo di suggerimento: «Tanti preferiscono il sussidio da 1000 euro senza lavorare, piuttosto che guadagnare 1000 euro lavorando – osserva Massimo Di Porzio, presidente di Fipe Campania – E tanti ex camerieri stagionali oggi prendono il reddito e fanno lavoretti nell’edilizia. Il nostro settore infatti è rimasto fermo, col Covid. La soluzione potrebbe partire dalla possibilità, almeno per pochi mesi, di ricevere uno stipendio insieme al reddito. Questa iniziativa dovrebbe partire dal governo». L’inoccupazione si traduce in incassi ridotti: prendere un caffè a pranzo, di domenica a Santa Lucia, è un’impresa. Quasi tutti i bar sono chiusi, nonostante i turisti. Marco Varriale, come tanti, è un datore di lavoro in cerca di personale da mesi. «Mi mancano camerieri nel mio ristorante Borgo Antico – sospira – Non solo il reddito: anche il boom del food delivery ha tolto personale a bar e ristoranti. Con 4 o 5 ore di consegne si riesce a guadagnare anche tra i 40 e 50 euro. Il driver, inoltre, si gestisce il lavoro in autonomia, senza alcun titolare cui dar conto. Alcuni dei food driver si portano anche la fidanzatina e passano la giornata in scooter. Sto aprendo un nuovo locale ad Aversa e non trovo operatori di sala, me ne servono 4».

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