Chi ha detto che col tempo si migliora evidentemente non avrà mai avuto il dispiacere di conoscere Alfonso Golia. In un anno e mezzo il sindaco di Aversa ha gettato nei rifiuti indifferenziati l’atteggiamento e il linguaggio della campagna elettorale infarciti della retorica del cambiamento al punto da sfiorare i toni “duri e puri” dei grillini del “V-Day”. Per incollarsi la fascia tricolore sulla giacca Golia, dopo essere stato “sfiduciato” nell’ultimo consiglio comunale, si comporta come un democristiano della peggiore risma della Prima Repubblica e utilizza le parole oscure del palazzo dei bottoni. Come sempre pecca di protervia. Si è autoconvinto di essere il più bravo di tutti e non si rende conto della goffaggine dei sui interventi pubblici. Dal 30 novembre scorso (riequilibrio bocciato in assise) la città sta pagando il prezzo salatissimo di un sindaco imbarazzante sia sotto il profilo politico che amministrativo. Golia “Il Presuntuoso” pensa di gabbare i cittadini con il metodo doroteo. Ma non si rende conto che quei democristiani della peggiore specie, quelli che giocavano su 10 tavoli, avevano le “doti” per vincere le partite sporche con dignità. Erano bravi a gabbare la gente perché avevano fatto scuola di partito e possedevano esperienza amministrativa. E soprattutto, nonostante siano condannabili su tutto e per tutto, non si arrogavano mai il diritto di essere gli unti dal Signore, depositari della legalità e della trasparenza. Facevano schifezze politiche senza indossare gli abiti lindi e pinti dei puritani. A quei democristiani “cattivi” va dato atto che almeno non recitavano la parte delle vergini greche. Non erigevano sepolcri imbiancati.

Invece il sindaco Golia, che pensa di essere il più intelligente di tutti, “chiagne e fotte” come direbbero i napoletani doc. Solo gli hooligans della maggioranza, chi per interessi chi accecato dalla tifoseria, non vedono ciò che è sotto gli occhi di tutti: l’amministrazione è a pezzi e si rischia lo scioglimento solo ed esclusivamente per colpa di Golia e del suo cerchio tragico. In quasi un terzo di mandato la squadra di governo su 10 obiettivi ne ha mancati almeno 9. Sul fronte politico il primo cittadino non è stato mai in grado di fare da sintesi tra le diverse sensibilità all’interno della coalizione e dello stesso Pd, che è il “suo” partito solo perché è nelle mani dei suoi amici Francesco Gatto e Marco Villano. Si potrebbe dire che Golia ha l’attenuante di essere alle prime armi e quindi meriterebbe altro tempo prima di spegnere l’interruttore. Va bene. Ma per ricucire i rapporti e riprendere il dialogo bisogna avere l’umiltà di scendere dal trono e ragionare quanto meno come primus inter pares. E no. Il sindaco si sente di un altro pianeta. E non ha preso nemmeno in considerazione l’ipotesi (per lui raccapricciante) di incontrare i consiglieri del Pd Paolo Santulli, Maurizio Danzi, Francesco Forleo ed Eugenia D’Angelo, i quali hanno chiesto di apportare modifiche all’assestamento di bilancio alla luce di evidenti difformità contabili. Un muro eretto nonostante, in tanti lo dimenticano, il bilancio di previsione approvato lo scorso luglio sia tuttora nel freezer della Corte dei Conti.

TUTTA QUESTIONE DI LESA MAESTÀ

A Golia che i “numeri” rispecchino fedelmente la realtà finanziaria del Comune non interessa più di tanto. Per lui il reato di lesa maestà non può essere indultato. Il sovrano è infallibile. “Gli equilibri di bilancio non si cambiano”, ha fatto sapere. E poi, per dirla con Montale, il solito blablà dell’alta società: “La sfida di portare la nostra comunità in un porto sicuro non è solo la sfida di una parte, ma è la sfida della città tutta”. Sindaco Golia, ci faccia il piacere! E infine il colpo di coda doroteo che però non sembra farina del suo sacco: “Il percorso di risanamento economico avviato va rilanciato con forza, attraverso la costruzione di un campo democratico sempre più riformista, mantenendo il forte protagonismo collettivo dal basso, e rinsaldando un legame programmatico con una filiera istituzionale capace di tradurre in azioni concrete le istanze del nostro territorio”. Tradotto: fuori Santulli, D’Angelo, Danzi e Forleo, dentro le truppe del consigliere regionale Giovanni Zannini, composte da Giovanni Innocenti, Olga Diana e Francesco Sagliocco. Guai a dire che si tratta di un inciucio per mantenere e spartirsi poltrone. È un programma per il bene della città. In alternativa se Innocenti, Diana e Sagliocco preserveranno la faccia e non accetteranno giochetti sottobanco per fare il ribaltone, Golia è già pronto a ricandidarsi alle elezioni della primavera del 2021. “No problem – va dicendo in giro – vincerò anche da solo, li annienterò”.

GLI 8 MOSCHETTIERI IN SELLA ALLE POLTRONE

Se il sindaco si atteggia a Gengis Khan, i consiglieri che gli sono fedeli eccellono ancora una volta nel campo dell’inadeguatezza e dell’incoerenza. Antonio Andreozzi, Domenico Menale, Vincenzo Angelino, Marco Girone, Erika Alma, Pasquale Fiorenzano, Paolo Cesaro e Mariano Scuotri hanno sottoscritto una nota congiunta per lisciare il pelo al primo cittadino e per sbandierare ai quattro venti (non sarebbe ora di finirla?) di essere persone di “sani principi”. “Il nostro bilancio è fatto di principi, prima ancora che di numeri e non li baratteremo mai per chi, in modo confuso, prova a nascondere i reali motivi del proprio voto contrario, già emerso durante il Consiglio comunale del 30 novembre”. Gli 8 moschettieri di Golia avranno confuso Natale con Carnevale. Evidentemente sono in vena di scherzare. Suscita particolare ilarità Erika Alma che, assieme ad altri consiglieri, presentò proprio durante l’assise la proposta di ritirare dall’ordine del giorno la delibera sull’assestamento di bilancio. Proposta votata dallo stesso sindaco.

In parole semplici, e soprattutto vere, nel corso dell’assise Golia e i suoi fedelissimi erano disposti a rimangiarsi la delibera, e quindi a modificarla, oggi invece lo stesso atto diventa intoccabile. Come le poltrone di una maggioranza che non esiste più ma che piuttosto di tirare le cuoia preferisce tirare a campare. Andreotti docet.

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