di Isidoro Orabona*

Le notizie giornalistiche sulla vicenda giudiziaria che si è abbattuta sul consigliere regionale Giovanni Zannini, leader della lista De Luca presidente, non hanno meravigliato più di tanto. Da mesi il “marciapiede” l’aveva anticipata, ne parlava con irriferibili particolari e, per di più, disegnava conseguenze più severe di quelle che si stanno verificando. Ancora oggi il “marciapiede” sostiene che nel corso delle indagini – e di quelle che sarebbero state avviate presso altri uffici giudiziari- vi saranno ulteriori e più amari sviluppi che interesseranno anche politici locali. Da garantista a trecentosessanta gradi, voglio fin da subito precisare che sulla vicenda giudiziaria non è corretto e leale esercitarsi con alcun commento né tanto meno ipotizzare o azzardare conclusioni di qualsiasi genere. Chiunque da indagato è innocente fino a quando non giunga una condanna definitiva. È indubbio, però, che l’iniziativa della magistratura nella sua cruda e obiettiva fattualità impone una riflessione politica, specie con particolare riferimento alla nostra città. È noto a tutti che ad Aversa (come in molti altri centri della provincia di Caserta) il consigliere regionale Zannini ha una presenza molto incisiva. Con strategie politicamente predatorie, volte ad accaparrarsi portatori e gestori di voti, Zannini con le forze che ha arruolato sta pesantemente condizionando e corposamente gestendo la vita politica e amministrativa della nostra comunità. È anche noto a tutti, per rifarsi alle recenti elezioni comunali aversane, che è stato Zannini a “imporre” la candidatura a sindaco di Francesco Matacena, a costruirgli intorno un’ampia coalizione e a portarlo sulla poltrona di primo cittadino. È infine noto a tutti che il sindaco porta al collo, sul piano politico, un collare con il guinzaglio che è in mano al consigliere comunale Giovanni Innocenti; il quale, ora, per sua stessa ammissione, agisce in nome e per conto di Zannini. Proprio qualche giorno fa i pretoriani del consigliere regionale, sinora venerato e acclamato come il politico dei tanti “miracoli” avvenuti ad Aversa – ma anche in tutta la provincia – a beneficio di molti neo-arruolati nelle truppe zanniniane, con un loro comunicato hanno infatti ricordato che rappresentano un terzo della maggioranza che sostiene Matacena. A nessuno è sfuggito il contenuto non tanto subliminale del messaggio: caro sindaco, siamo stati noi a importi e a farti eleggere e saremo sempre noi a condizionare la tua permanenza sulla poltrona. Spetta quindi solo al nostro schieramento dettare l’agenda politica e fare le scelte operative. Tu limitati a goderti l’agognata fascia che ti abbiamo cucito addosso.
Pur senza dare voce alla sensazione degli aversani di sentirsi stranieri in casa propria, è dunque un dato di fatto che per (de)merito di Zannini ormai in città regna una politica del tutto erosa da vuoti identitari, caratterizzata da una avvilente rarefazione di idee e da assenza di una credibile visione strategica e tattica. Una politica, quella del consigliere regionale, che, grazie ai suoi agganci deluchiani, è pertanto solo interessata a spartizioni cianiche e a fidelizzazioni “interessate”, svincolate da qualsiasi appartenenza, partitica o no. Siamo, insomma, al disarmo totale di ideali, principi e dignità. A volere tracciare un tragicomico e telegrafico affresco dell’Aversa sciaguratamente zanniniana, basta tenere presente l’assai discutibile composizione della giunta comunale, solennemente preannunciata come di alto profilo ma di fatto costituita solo in forza di “cambiali” fatte sottoscrivere in campagna elettorale al sindaco-taxi noleggiato da Zannini. E cosa dire, poi, in una città, come la nostra, sull’orlo della bancarotta e messa in ginocchio da angoscianti emergenze, del preannunciato stanziamento di ben 110.000 euro annui da destinare allo staff del Sindaco? Anche questa vergognosa decisione è figlia legittima di quella politica che conosce solo compromessi maturati nel fiorente mercato dei consensi alimentando un disgustoso e imperante camaleontismo. Per il momento, il poco spazio a disposizione non consente di disegnare un illuminante parallelismo con il contemporaneo arresto del presidente della provincia di Salerno, Franco Alfieri meglio noto come il signore delle “fritture di pesce”, anch’egli, come Zannini, benemerito deluchiano di ferro e beneficiario delle “grazie” del presidente De Luca. Resta solo da dire, per giustificare il silenzio tombale con il quale gli zanniniani stanno accompagnando con comprensibile angoscia la vicenda giudiziaria del capo, appena agli inizi, che questa loro scelta appare dettata anche dalla esigenza di evitare pericolose “conseguenze”, non ultima quella del rovinoso (per loro) messaggio di “rottura delle righe”. Evidentemente la truppa in servizio, i miracolati e quelli che sono in fremente attesa di essere miracolati hanno scelto di affidarsi ad un vecchio e saggio adagio: nel pollaio non c’è pace se la gallina canta e il gallo tace.

*Già coordinatore regionale seniores di Forza Italia

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